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WhatsApp vietato agli under 16

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WhatsApp sarà vietato ai minori di 16 anni in Europa. Almeno in teoria. Il colosso della messaggistica si allinea alle normative Ue in materia di trattamento dei dati, alzando l’età minima degli utenti da 13 a 16 anni.

La normativa che entra in vigore il 25 maggio, come riferisce l’agenzia Dpa, non prevede però l’esibizione di un documento da parte dell’utente e non impone alla società un rigido controllo. Agli utenti, vecchi e nuovi, l’App che fa parte della galassia Facebook sostanzialmente chiederebbe di dichiarare se la propria età è superiore ai 16 anni.

NDR lo stato italiano ha deciso di abbassare l’età a 14 anni
( Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Paolo Gentiloni e del Ministro della giustizia Andrea Orlando, ha approvato, in esame preliminare, un decreto legislativo che, in attuazione dell’art. 13 della legge di delegazione europea 2016-2017 (legge 25 ottobre 2017, n. 163), introduce disposizioni per l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del Regolamento europeo relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati.
A far data dal 25 maggio 2018, data in cui le disposizioni di diritto europeo acquisteranno efficacia, il vigente Codice in materia di protezione dei dai personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, sarà abrogato e la nuova disciplina in materia sarà rappresentata principalmente dalle disposizioni del suddetto Regolamento immediatamente applicabili e da quelle recate dallo schema di decreto volte ad armonizzare l’ordinamento interno al nuovo quadro normativo dell’Unione Europea in tema di tutela della privacy.
il parere del Garante per la protezione dei dati personali, adottato nell’adunanza del 22 maggio 2018;
Acquisiti i pareri delle competenti Commissioni parlamentari della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica; Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione dell’8 agosto 2018; Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e dei Ministri per gli affari europei e della giustizia, di concerto con i Ministri per la pubblica amministrazione, degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dell’economia e delle finanze e dello sviluppo economico.)

Per processare i dati degli utenti europei, “WhatsApp -si legge sul blog della compagnia in un post – ha istituito una società all’interno dell’Unione europea per fornire là i tuoi servizi e per rispettare nuovi standard di trasparenza elevati relativi a come proteggiamo la privacy dei nostri utenti”.

“Attualmente, non condividiamo le informazioni dell’account per migliorare il tuo prodotto e la tua esperienza relativa alle inserzioni su Facebook -prosegue il messaggio-. Come abbiamo dichiarato in passato, in futuro vogliamo collaborare in maniera più stretta con le altre aziende di Facebook e continueremo ad aggiornarti a mano a mano che sviluppiamo i nostri progetti”.

La società definisce ”molto importanti” i temi relativi a privacy e sicurezza: “Tutti i messaggi e le chiamate sono protetti dalla crittografia end-to-end così che nessuno, nemmeno WhatsApp, possa leggerli o ascoltarle”. Nelle prossime settimane, sarà possibile “scaricare e vedere il numero limitato di dati che raccogliamo. Questa funzione sarà disponibile per tutti gli utenti nel mondo nella versione più recente dell’App”.

Facebook, “vietata iscrizione ai minori di 16 anni”. Lo vuole Bruxelles

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La proposta è stata presentata da Jan Albrecht, parlamentare del partito tedesco dei Verdi. I 28 Paesi membri dell’Ue avranno tempo fino al 2018 per recepire l’emendamento dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale

 

NDR:

A tutti i genitori in ascolto:

Non ‘ regalate ‘ un telefono cellulare a vostro figlio. Prestategli il vostro. Ritenete che sia in età da cellulare? Non fategli un regalo che poi, in caso di punizione, sareste tentati di requisire, fareste un gran torto a vostro figlio. Volete regalargi centinaia di euro di dispositivo? Bene, compratelo voi e poi prestateglielo.

Prendete seriamente in considerazione la possibilità di installare o far installare un software di parental control sul dispositivo di vostro figlio.

Si ricorda che tranne Tim (con tim tribù) gli altri operatori richiedono per gli utenti la maggiore età, perciò il traffico dati, voce ed sms di quel dispositivo sarà responsabilità del genitore, che dovrà intestarsi l’utenza. Nel caso di ragazzi più grandi, è necessario responsabilizzarli sul fatto che essendo l’intestatario il genitore, sarà quindi responsabile in prima persona del dispositivo utilizzato dal figlio

/NDR

Dal Fatto Quotidiano

I governi dell’Unione europea e l’Europarlamento hanno deciso di innalzare a 16 anni il limite d’età per aprire un account su Facebook. NDR 2019 (il governo italiano ha deciso di far scendere questa soglia a 14) Dal 2018, termine ultimo per il recepimento da parte dei singoli Stati, per iscriversi al social network fondato da Mark Zuckerberg non basterà più avere tredici anni come previsto ora. Anche se è noto che si tratta di un tetto poco più che simbolico, vista la facilità (a dispetto dei controlli) di creare un profilo con la data di nascita alterata.

A prevederlo è un emendamento alla nuova direttiva sulla protezione dei dati personali, presentato la scorsa settimana. Fino ad ora quasi tutti i “pezzi grossi” del settore come per esempio Twitter, Snapchat e Google hanno fissato questo limite a 13 anni, in ottemperanza alle norme vigenti negli Stati Uniti, e per il momento continueranno a mantenerlo. Ma in Europa, nonostante la Commissione si fosse espressa per il mantenimento della soglia al livello precedente, si è deciso di innalzarla di tre anni, salvo il consenso dei genitori del minorenne o di chi ne fa le veci.

La proposta è stata depositata da Jan Albrecht, parlamentare del partito tedesco dei Verdi. Tuttavia Bruxelles ha dato la possibilità ai ventotto Paesi membri di recepire l’emendamento alle nuove norme sulla protezione dei dati personali entro due anni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale che avverrà a gennaio 2016.

Fonte

L’inspiegabile fenomeno degli hikikomori in Italia

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Libri per approfondire l’argomento: “Hikikomori: adolescenti in volontaria reclusione” –

https://www.amazon.it/gp/product/8846499999/ref=as_li_qf_sp_asin_tl?ie=UTF8&camp=3370&creative=23322&creativeASIN=8846499999&linkCode=as2&tag=linspblog00-21

“Hikikomori e adolescenza. Fenomenologia dell’autoreclusione” –

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Il fenomeno degli hikikomori ha preso piede anche in Italia negli ultimi anni.

Grazie alle informazioni fornite da Marco, fondatore della community Hikikomori Italia, oggi vi parlerò di questo fenomeno e di come si presenta nel nostro Paese.

Se conosci qualcuno che potrebbe essere vittima del fenomeno, fagli arrivare questo video…condividilo…solo in questo modo potremo sensibilizzare la società anche qui in Italia in merito a questo problema.

Chat Hikikomori Italia: http://www.hikikomoriitalia.it/p/chat…

Forum Hikikomori Italia: http://www.hikikomoriitalia.it/p/foru…

Pagina web della community Hikikomori Italia: http://www.hikikomoriitalia.it/

Contenuti violenti nei giochi per piccoli su App Store

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Torniamo a parlare del Pegi ( vedi articolo dedicato ) e della continua insensibilità e violazione che le grandi compagnie perpetuano.
Oggi analizziamo uno dei tanti casi che accadono sulla famosissima piattaforma App Store di Apple.

Abbiamo analizzando quali siano le strade più efficaci da intraprendere, grazie a l’ Avvocato Guelfo Salani, co fondatore dell’Associazione Idealixer e già autore dell’ articolo sul bullismo (link).

Intanto dobbiamo essere noi a conoscere, capire e sorvegliare le attività digitali dei nostri figli.
Premesso che è veramente sconsigliato far giocare per più di 15 minuti circa un bambino piccolo con videogiochi, se lo facciamo dobbiamo essere e sentirci responsabili degli eventuali video e fotogrammi che potrebbero turbarlo.

Prendiamo un esempio tra tanti per far capire la problematica:

 

E’ un gioco di un maialino che percorre delle rotaie su un carrellino come quelli dei vecchi minatori.
E’ un gioco di riflessi e di memoria, con nessun pericolo per un bambino (sempre se gioca dieci minuti NDR)
Nella foto vediamo l’aspetto dell’applicazione dentro app store, e vediamo l’età attribuita al gioco.

FOTO BACON ESCAPE

Adesso vediamo un video di una partita come se fosse un bambino di 4 anni come è l’età attribuita da apple

Avete visto cosa è successo?
Ogni volta che il maialino muore viene mostrata una pubblicità di un gioco per riniziare la partita.
Nel video si possono vedere 3 pubblicità in serie, rispettivamente dei giochi:
DAWN OF TITANS, CONTEST OF CHAMPIONS e GUNS OF GLORY.

Giochi di guerra di spari e di uccisioni che sicuramente porta turbamento alla maggior parte dei nostri piccoli.
e se andiamo a cercare questi giochi nell’App Store di Apple sono proposti per bambini di età +9, +12 e +12.

 

 

AI maggiori di 12 anni…….
Non lasciate soli i vostri figli ad un tablet….neanche se siete accorti e gli installate solo giochi adatti per la sua età…..

Grazie all’avvocato Guelfo Salani abbiamo provveduto a segnalare al garante per l’infanzia e l’adolescenza questa problematica. QUI LA SEGNALAZIONE
Aggiungiamo un pensiero: queste applicazioni dovrebbero tutte avere un pulsante per togliere le pubblicità in cambio di una cifra di denaro, ma molte di queste sono pensate proprio a questo scopo…..sono gratis e restano gratis e continuano ad incassare dalle pubblicità.

 

17/10/2018

Ci sentiamo in dovere di aggiungere questo video per mostrare a cosa potrebbe essere sottoposto un bimbo di 4 anni che scarica un gioco +4

Dai genitori che non “rispettano le regole” all’hate speech, ai nuovi giochi crudeli dei cyberbulli

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Nonostante ci sia il divieto di iscrizione ai social network prima dei 13 anni di età, i bambini si aggirano fin da piccolissimi sulle diverse piattaforme social attraverso lo smartphone o il tablet dei genitori e quasi 8 adolescenti su 10 (il 78%) dagli 11 ai 13 anni, hanno almeno un profilo personale approvato dai genitori.

Permettendogli l’accesso nonostante il divieto, i primi ad infrangere le regole sono proprio i genitori. Inoltre, la maggior parte di loro, non legge neanche gli standard della comunità e il “codice di comportamento” prima di iscriversi ad un social network. 

Da quanto emerge dai report annuale presentato dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza su un campione di 11.500 adolescenti dagli 11 ai 19 anni su tutto il territorio nazionale, il vero problema dei ragazzi oggi, sono le chat di messaggistica istantanea, i gruppi su WhatsApp, utilizzati in modo improprio sin dalle scuole elementari, non solo dai genitori, ma anche dai bambini, diventati terreno fertile per i baby cyberbulli che agiscono indisturbati sotto gli occhi ciechi dei genitori, ignari di ciò che accade all’interno dei loro telefoni.

Non ci dobbiamo, quindi, stupire se dagli 11 ai 13 anni di età, 1 adolescente su 10 subisce cyberbullismo, rispetto all’ 8,5% dai 14 ai 19 anni. Le femmine sono ancora le vittime predilette dai cyberbulli (70%) che sono per oltre il 60% di sesso maschile.

Cyberbullismo e sexting, il vero problema è il cyberbullismo sessuale

I problemi legati alla rete non ruotano solo intorno al cyberbullismo, fin dagli 11 anni di età la tendenza degli adolescenti è quella di scattarsi selfie intimi e senza vestiti ed inviare le immagini o i video nelle chat, fenomeno che prende il nome di SEXTING. Ciò che allarma è l’età dei ragazzi coinvolti, sempre più bassa, sono infatti il 6% dei preadolescenti dagli 11 ai 13 anni, di cui il 70% sono ragazze, che praticano il sexting e circa 1 adolescente su 10, dai 14 ai 19 anni.

Questo scambio di immagini con contenuti intimi ha favorito l’incremento del cyberbullismo di tipo sessuale, che racchiude il 33% degli episodi di cyberbullismo.

Nell’ambito delle violenze a sfondo sessuale o comunque legate all’abuso dei sentimenti, si sta diffondendo un fenomeno ormai mediatico che si chiama “Pull a pig” o “inganna il maiale”. Funziona così: un ragazzo, in genere quello più ricercato del gruppo, deve fare lo spavaldo davanti agli amici, avvicinare una ragazza, considerata poco avvenente, appunto un maiale o comunque lontana dai canoni di bellezza tradizionali, con lo scopo di farle credere di essere interessato a lei, conquistarla, a volte addirittura arrivando a consumare l’atto sessuale, per poi umiliarla, anche pubblicamente, dicendole che si trattava solo di uno scherzo.

Condivisori e commentatori uccidono più dei cyberbulli

Il vero problema del cyberbullismo, coloro che creano in assoluto più danni alla vittima, non sono solo i cyberbulli ma i “condivisori” e i “commentatori” come li definisco nel report dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza. Sono coloro che alimentano la viralità, che rinforzano le violenze che una persona subisce, che rincarano la dose e creano quel peso eccessivo da reggere da un punto di vista psicologico, spesso fatale.

È, infatti, su coloro che condividono e che commentano in maniera cattiva e dispregiativa che si deve lavorare, sono loro che alimentano il problema, lo rendono pubblico e visibile e sono complici dei cyberbulli, degli odiatori.

Le parole fanno più male delle botte, le condivisioni uccidono, creano ansia, depressione, disturbi alimentari e portano le vittima a farsi intenzionalmente del male come dimostrano i dati per cui per oltre il 50% di coloro che subiscono violenze digitali si autolesiona. 

Il 4% degli adolescenti dai 14 ai 19 anni e un 5% dagli 11 ai 13 anni ha filmato o fotografato un coetaneo mentre qualcuno gli faceva del male, senza intervenire, pur di fare un filmato e magari renderlo poi virale. 3 adolescenti su 10, vengono esclusi intenzionalmente dai gruppi WhatsApp. Se si viene esclusi, è un gruppo intero che esclude, che è consenziente, che non fa niente per evitarlo e per salvare la vittima ed è quindi altrettanto colpevole, come coloro che commentano con faccine e parole pungenti . Quello che fa più male alle vittime è che tutti sanno e nessuno interviene, anzi, invece di lasciare il problema in sordina, lo alimentano e lo rendono pubblico e virale. I commentatori e i condivisori non si sentono responsabili e colpevoli in quanto non agiscono in prima persona, non capendo di esserlo quanto un cyberbullo.

L’Hate Speech in adolescenza e il profilo dei giovani haters

Uno dei problemi più dilaganti in rete è l’Hate Speech, fenomeno che racchiude tutti quei discorsi, commenti, messaggi e parole cariche di odio che vengono indirizzate gratuitamente verso altre persone, nascosti dietro uno schermo e a volte anche dall’anonimato. Gli haters sono in forte crescita anche tra gli adolescenti, parliamo di un 22%, oltre 2 su 10, di ragazzi tra i 14 e i 19 anni, di cui il 53% sono maschi, che intenzionalmente commentano in maniera negativa e aggressiva foto, video, immagini, con lo scopo di offendere l’altro. È importante sottolineare che oggi non si può più parlare di fenomeni scissi gli uno dagli altri, si deve analizzare e avere chiara la rete della rete, perché è tutto interconnesso.

L’Hate Speech e il cyberbullismo vanno di pari passo in rete, tant’è che il 64% degli “odiatori” mette anche in atto comportamenti di cyberbullismo. 

Questi ragazzi, soprattutto i più violenti, sono completamente senza controllo da parte degli adulti, il 90% degli haters dichiara, infatti, che i genitori non controllano mai il loro telefono e le loro attività online.


L’odio in rete, soprattutto quando è sommato al cyberbullismo, assume proporzioni importanti e diventa piuttosto grave perché va ad intaccare nel profondo l’autostima dei ragazzi vittime di questa violenza gratuita.


La relazione tra problemi legati all’umore e l’uso improprio dei social, infatti, è molto importante, è estremamente complesso reggere il confronto costante e continuativo con gli altri, soprattutto quando si viene presi di mira e non ci si capacita della motivazione che spinge un coetaneo ad essere così cattivo e privo di sensibilità nei confronti di un altro adolescente.

di Maura Manca, presidente Osservatorio Nazionale Adolescenza

L’articolo è stato pubblicato sull’Osservatorio Cyberbullismo di Repubblica.it in data 25 ottobre 2017:

http://osservatorio-cyberbullismo.blogautore.repubblica.it/2017/10/25/dai-genitori-che-non-rispettano-le-regole-allhate-speech-ai-nuovi-giochi-crudeli-dei-cyberbulli/

Minori e media: il 70% degli under 8 naviga con il tablet, Tv senza controlli per il 73%

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scarica qui il libro bianco

7 anni arriva il primo smartphone, ma nella fascia 6-8 anni già il 70% dei bambini ha accesso alla rete con il tablet dei genitori, spesso con scarso controllo. Oltre il 16% degli adolescenti (soprattutto maschi) ignora i rischi del sexting on line, ovvero dello scambio di immagini sessualmente esplicite sul Web. E nel 73% delle case i minori guardano la Tv senza il filtro del parental control. Sono i dati contenuti nel Libro Bianco “Media e Minori 2.0” realizzato da Agcom, l’Autorità Garante per le comunicazioni, e presentato nei giorni scorsi alla Camera. Il rapporto ha indagato le competenze digitali di bambini (6-12 anni) e adolescenti (13-17 anni), misurando il loro “attivismo” on line e cercando di cogliere il pericolo percepito dai più giovani nella loro esperienza di navigazione.

Minori in Rete, età sempre più bassa
Secondo i dati, se per i bambini l’età del primo smartphone si è abbassata a 7 anni, per gli adolescenti (fascia d’età 9-12 anni) è scesa a 10 anni. In generale, i genitori si mostrano attenti conoscitori delle abitudini di consumo online dei bambini, mentre solo l’1% dichiara di essere all’oscuro delle attività svolte dai propri figli. Agcom spiega che i bambini utilizzano Internet principalmente per attività ludiche, come cercare video, giocare con videogiochi da soli, ascoltare musica, scaricare app o programmi. L’uso di Internet viene motivato anche da necessità di studio (per il 54,7% dei genitori), anche se il dato dipende soprattutto dall’utilizzo fatto dai bambini dai 9 ai 12 anni. Quasi il 21% dei genitori, però, afferma che il proprio figlio naviga on line senza uno scopo particolare, « lasciando così sottintendere – sottolinea il rapporto – di non essere probabilmente a conoscenza di cosa i propri figli realmente facciano».

Tv senza filtri nel 73% dei casi
Secondo Agcom i genitori appaiono attenti e “sensibili” ai simboli per il parental control in Tv. L’82,4%, infatti, dichiara di aver notato programmi contrassegnati dalla segnaletica e, alla domanda sul significato attribuito ai simboli di colore giallo, l’83, 6% ha fornito la risposta corretta, ossia «che la visione del programma da parte dei minori debba essere accompagnata dagli adulti». Anche se conosciuto, però, il parental control non è utilizzato dal 73% degli intervistati. Tra le motivazioni addotte dai genitori c’è quella che «il minore non guarda la Tv senza la supervisione degli adulti», e dunque il parental control è considerato inutile (per il 46,6%), mentre altri sostengono, a torto, che i “filtri” sono disponibili solo per i canali a pagamento. Ancora, un altro 24, 5% si dichiara completamente disinteressato all’uso del parental come strumento di tutela.

Perché non usa il parental control? (%)

Sexting, per il 16% degli adolescenti è solo «uno scherzo»
Sul fronte degli adolescenti fra i 13 e 17 anni – che mostrano un utilizzo molto intenso dello smartphone tanto da essere considerati “always on”, cioè sempre collegati- il rapporto mette in luce dati preoccupanti riguardo al fenomeno del sexting, evidenziando una diversa percezione del rischio tra ragazzi e ragazze. Il 16,2% dei maschi ed il 9,5% delle femmine lo giudicano infatti come uno scherzo tra amici, ed il 10,7 % dei maschi ed il 5,9% delle femmine come un modo per sedurre qualcuno e per lanciare segnali di interesse. Sembrerebbe quindi, sottolinea Agcom, «che il genere femminile abbia più consapevolezza della pericolosità del sexting e delle conseguenze che da esso ne potrebbero scaturire».

Con quali dispositivi suo figlio/sua figlia accede ad Internet? (%)

«Bilanciare opportunità media e tutela»
Secondo il presidente dell’Agcom, Angelo Cardani è necessario «trovare un bilanciamento tra i rischi di un uso improprio del web e le sue opportunità di apprendimento e di allargamento delle conoscenze nelle dieta mediatica dei giovani». «I rischi – ha sottolineato Cardani durante la presentazione del Libro Bianco – sono una lista infinita, dal cyberbullismo a tutto ciò che attiene all’uso improprio della sfera sessuale che abita a vedere i rapporti in maniera distorta». Secondo il presidente è sui nuovi media che va focalizzata l’attenzione, altri media, come la televisione, «hanno strumenti di regolazioni più facili da gestire».

Fonte

 

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Bambini che mangiano troppo: 7 errori da non fare

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Solo il 17% dei genitori italiani si accorge del peso eccessivo dei propri figli, mentre il 98% non lo considera un problema medico.

 

A rivelarlo è un’indagine di Altroconsumo su ventimila famiglie con figli under 10. Un dato allarmante che fotografa come spesso dietro un rapporto sbagliato con il cibo dei bambini ci siano non solo stili di vita scorretti adottati in famiglia, ma anche una sottovalutazione del fenomeno da parte di mamme e papà.

Ma quali sono le abitudini e i comportamenti sbagliati che possono indurre i bambini a mangiare in modo eccessivo? Scopriamoli insieme.

1. SALTARE LA COLAZIONE
La colazione è fondamentale per non arrivare troppo affamati al pasto successivo e mangiare di più nell’arco dell’intera giornata. L’ideale è condividerla con tutta la famiglia a tavola, ma se al mattino vai di fretta «prepara la sera prima dei piccoli contenitori con frutta già tagliata: tuo figlio potrà consumarla mentre si reca a scuola», è il suggerimento di Paola Salgarelli, biologa nutrizionista e specialista in Scienze dell’alimentazione.

2. MANGIARE DAVANTI A TV E TABLET
Meglio evitare le distrazioni a tavola, una regola che non dovrebbe valere solo per i più piccoli, ma anche per gli adulti di casa. Consumare i pasti davanti a tablet, PC e altri apparecchi digitali può essere dannoso. «Favorisce l’obesità e riduce la capacità di controllare consapevolmente la quantità di cibo che si mangia. Non permette di assaporare a pieno la qualità e la bontà di ciò che si sta consumando», spiega la nutrizionista. Inoltre, aggiunge la psicologa Schiralli, «rende difficile distinguere il pieno dal vuoto, la fame dalla sazietà, avviando un processo di disconoscimento delle sensazioni fisiche e delle emozioni».

3. SCEGLIERE FUORI ORARIO SNACK IPERCALORICI
«A metà mattina e a metà pomeriggio è molto importante spezzare il digiuno con uno spuntino che permetta al piccolo di arrivare non troppo affamato ai pasti principali e che, allo stesso tempo, non rovini l’appetito per il pranzo o per la cena», spiega la dottoressa Salgarelli. Da evitare cibi elaborati e ricchi di grassi. Spazio, invece, alla frutta.

4. MANGIARE SPESSO AL FAST FOOD
Soprattutto se il bambino è in sovrappeso è bene limitare il consumo di pasti preparati industrialmente. Meglio evitare hamburger, patatine, salse e altri cibi da fast food. «Si tratta di alimenti ricchi di grassi saturi, sale e zuccheri, colesterolo, carboidrati raffinati e altre sostanze dannose», spiega la nutrizionista. «Attenzione, poi, alle bevande zuccherate. Il consumo eccessivo di zuccheri semplici risulta essere una delle prime cause dell’obesità infantile. Questo perché gli zuccheri in eccesso, guidati dall’azione dell’insulina, vengono immagazzinati sotto forma di grassi all’interno dei tessuti adiposi».

5. FARE POCO MOVIMENTO
Bando alla pigrizia. Anche svolgere una disciplina sportiva può essere di aiuto per rieducare il piccolo a una sana e corretta alimentazione. «L’attività fisica, se fatta in maniera costante, permette di ottenere progressivamente un innalzamento del metabolismo basale che fa sì che l’organismo consumi di più, anche a riposo», afferma la nutrizionista. «Questo vale per grandi e piccini. Nei piccoli in sovrappeso questo meccanismo permette di contenere l’aumento di peso senza particolari sacrifici a tavola».

6. DIRE AL PICCOLO CHE MANGIA TROPPO
Mortificare un bambino che mangia troppo, umiliarlo o ridicolizzarlo, così come sgridarlo, non serve, anzi, si potrebbe ottenere l’effetto contrario. «Meglio cercare di capire cosa il bambino stia cercando di comunicare con questo atteggiamento, dedicare del tempo per stare insieme, giocare e condividere emozioni insieme a lui», suggerisce la psicologa. «Ripetere al bambino cosa è meglio fare o non fare a proposito del cibo si rivela sempre un pessimo metodo educativo. Occorre armarsi di pazienza ed educare il proprio bambino ad accettare gli alimenti sani, magari facendo la spesa insieme e coinvolgendolo nella cucina».

7. RIPETERE CHE UN CIBO DI CUI È GHIOTTO FA INGRASSARE
È sbagliato ripetere all’infinito a tuo figlio che un cibo di cui va matto fa ingrassare. «Occorre semplicemente non comprare quell’alimento» dice la psicologa Schiralli. «Ai bambini non va spiegato sempre tutto. Come potrebbe capire la differenza tra zuccheri semplici e composti? Cosa potrebbe capire di colesterolo? Insomma: se ci avventurassimo a convincere un bambino con questi argomenti di biologia molecolare, lui capirebbe soltanto che abbiamo una grande difficoltà a dire “no”. E quindi insisterà fino allo sfinimento. Cercate, invece, di non chiedere al bambino cosa vuole mangiare e non fornite menù alternativi»..

 

Vietato postare foto di figli minori sui social se un genitore è contrario

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E” lecito o no postare le foto dei figli minorenni su Facebook o altri social network? Una sentenza del tribunale di Mantova, fa chiarezza al riguardo.

 

Non si possono pubblicare le foto dei figli minorenni sui social se uno dei genitori non è d’accordo. Uno dei genitori può chiedere e ottenere dal giudice di inibire la pubblicazione delle immagini e di far cancellare quelle già pubblicate.

“L’inserimento di foto di minori sui social network costituisce comportamento potenzialmente pregiudizievole per essi – ha spiegato il giudice – in quanto ciò determina la diffusione delle immagini fra un numero indeterminato di persone, conosciute e non, le quali possono essere malintenzionate e avvicinarsi ai bambini dopo averli visti più volte in foto online”.

Il caso preso in esame dal Tribunale è quello di una coppia separata con due figli molto piccoli (tre anni e mezzo e un anno e mezzo), affidati alla mamma. Quest’ultima si era impegnata a non pubblicare le foto dei bimbi sui social e a rimuovere quelle già online. Ma non lo ha fatto.

Così l’ex marito ha deciso di fare ricorso. Il tribunale ha stabilito che la madre ha torto: il suo comportamento non solo contravviene ad un accordo col padre, ma viola il diritto all’immagine e alla riservatezza dei bambini, e anche la convenzione di New York sui diritti del fanciullo.

Come spiegato dal giudice, un ulteriore pericolo legato alla pubblicazione sui social network di foto di minori – oltre alla diffusione delle immagini fra un numero indeterminato di persone – è quello costituito dalla “condotta di soggetti che ‘taggano’ le foto online dei minori e, con procedimenti di fotomontaggio, ne traggono materiale pedopornografico da far circolare tra i pedofili, come ripetutamente evidenziato dagli organi di polizia”..

J. Twenge: “L’uso dello smartphone impatta sulla salute mentale degli adolescenti”

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Jean Twenge, autore e professore di psicologia alla San Diego State Unitersity, sostiene che l’utilizzo degli smartphone sta avendo un impatto radicale sul comportamento e sulla salute mentale degli adolescenti.
Il professore scrive che la diffusione degli smartphone ha cambiato radicalmente ogni aspetto della vita di un adolescente, dalla natura delle loro interazioni sociali, fino alla loro salute mentale: “I tassi di depressione e suicidi tra i teenager sono in aumento dal 2011. Non è una esagerazione descrivere la iGen come quella sull’orlo della peggiore crisi di salute mentale da decenni a questa parte. Gran parte di questo deterioramento può essere ricollegato agli smartphone”. 

Lungi dall’essere la solita lamentela generalizzata sugli adolescenti e sul troppo utilizzo dello smartphone, il dottor Twenge ha pubblicato diversi dati a conferma delle sue argomentazioni tutte pubblicate sul The Atlantic, la rivista controllata da Laurene Powell Jobs. Il professore ha condotto uno studio su oltre 5.000 ragazzi degli Stati Uniti e ha scoperto che tre su quattro hanno un iPhone:

Per colpa degli smartphone, gli adolescenti trascorrono molto meno tempo con i loro amici, sempre meno ragazzi hanno la patente di guida. Fanno meno incontri romantici, fanno meno sesso, hanno meno sonno e hanno maggiori probabilità di sentirsi sono. Gli adolescenti trascorrono almeno tre ore al giorno sui dispositivi elettronici e questo ha portato al 35% in più di probabilità di rischi relativi ai suicidi o alla volontà di farlo.

I sintomi depressivi nei ragazzi sono aumentati del 21% dal 2012 al 2015, mentre nelle ragazze la percentuale arriva al 50%. Tra le ragazze abbiamo assistito anche ad un aumento preoccupante di suicidi, soprattutto nella fascia di età tra i 12 e i 14 anni.

Chiaramente lo smartphone non è l’unico fattore, ma di sicuro fa parte di quelli più importanti che portano a queste conseguenze. Sono cambiati gli stili di comportamento dei genitori, così come i programmi scolastici e la cultura in generale. Ma l’ascesa su un doppio filo di smartphone e social network è l’elemento che più di tutti ha provocato questo cambiamento. Un terremoto di grandezza tale da poter dire che in psicologia non abbiamo mai assistito ad un cambiamento così pronunciato nei comportamenti di una generazione. Ci sono prove convincenti che i dispositivi elettronici stanno avendo profondi effetti sulla vita degli adolescenti.

E non è vero che parte di questi nuovi comportamenti sono dettati dal fatto che oggi i ragazzi crescono più velocemente. Monitorando una serie di comportamenti come bere, incontrarsi con un partner o trascorrere del tempo senza genitori, si scopre che oggi i ragazzi di 18 anni agiscono come quelli di 15 e quelli di 15 come quelli di 13. L’infanzia ora si estende fino al liceo.

Una delle ironie della vita di questa iGen è che, malgrado passino più tempo sotto lo stesso tetto dei genitori, sono molto più lontani dai loro padri e dalle loro madri rispetto agli adolescenti di qualche anno fa. Ci sono famiglie in cui il dialogo è pari a zero, dove i ragazzi rispondono con semplici “OK”, “tutto bene” e basta. Poi ritornano a posare gli occhi sul display dello smartphone e non prestano attenzione alla loro famiglia. Anche nel periodo estivo, quando i ragazzi tendono ad uscire di più, il tempo viene trascorso per la maggior parte sullo smartphone, magari su Snapchat o Facebook.

Oggi, gli adolescenti vanno meno alle feste e si incontrano per poco tempo con le altre persone, ma quando si riuniscono documentano tutto sui social network, spesso senza godersi realmente il momento. Per questo, gli adolescenti che vedono le foto su Facebook – e magari non sono stati invitati alla festa – si sentono più esclusi e più soli. Per questo, negli ultimi anni è aumentato anche il tasso di solitudine tra i ragazzi.

Secondo Twenge, la situazione è molto grave e i genitori devono rendersene conto prima che sia troppo tardi.