La profilazione è una cosa seria.
La profilazione è quella pratica che tutte le società di servizi utilizzano nei confronti del cliente finale.
Avviene quando si compra un’auto, quando si accetta di sottoscrivere una carta fedeltà e sopratutto per accedere ai servizi web.
Con l’arrivo dei social network si è fatta più subdola: con una spunta al momento dell’installazione dell’app, accettiamo di cedere praticamente tutti i dati che inseriamo all’interno dell’app stessa e a volte anche quelli che non inseriamo, come ad esempio i siti visitati.
L’esempio che facciamo è sempre lo stesso e riguarda un utente medio di facebook con il profilo di base ovvero PUBBLICO.
Chiameremo questo utente Caterina.
Caterina ha 16 anni (ma potrebbe avere qualsiasi età) ha un profilo pubblico su Facebook quindi è ricercabile da qualsiasi persona in ogni parte del mondo, tutti possono sapere quali libri le piacciono, quali film, a quali giochi è affezionata, possono vedere i suoi familiari, nel caso in cui lei li avesse segnalati come tali, possono vedere foto, video, amici, sapere dove è andata in vacanza l’estate scorsa e quale commento ha scritto sotto a quel post che ha condiviso, dove va in palestra, magari anche quando e chi più ne ha più ne metta…
La prima domanda è: Caterina darebbe questa mole di informazioni ad uno sconosciuto per strada o ad un ragazzo appena conosciuto alla fermata del tram?
Perché Caterina sta facendo questo: mette queste informazioni a disposizione di tutti.
Questi sono gli anni del dossieraggio fai da te, ovvero di persone che passano le serate sui profili di conoscenti per vedere cosa pubblicano, senza partecipare, senza che la persona visitata ne sia a conoscenza. Pensiamo agli anni 80/90 ad esempio, per conoscere un ragazzo o una ragazza di un’altra classe dovevamo darci da fare, mentre adesso tutti hanno la possibilità di vedere tutto di tutti. Per questo è importante impostare nelle applicazioni social (Facebook, Instagram, Tiktok ecc) o di messaging (Whatsapp, Telegram, Snapchat ecc) delle politiche adeguate (chi può accedere ai miei dati: solo io, solo amici, amici di amici, tutti).
Facciamo un esempio non poi così estremo:
Marco ha per giorni frugato nel profilo Facebook di Caterina acquisendo molte informazioni. Un giorno, fuori da scuola, riesce ad attaccare discorso con lei e le parla del suo film preferito che per coincidenza è anche quello di Caterina e poi le coincidenze si susseguono: un libro in comune e, pensate un po’, adorano entrambi la cantante Elisa! Caterina percepisce un feeling incredibile. Questo si chiama social hacking, ingegneria sociale.
Per fortuna Marco è un coetaneo, timido, che ha usato il social hacking solo per conoscere Caterina, ma … il resto del mondo? Tutte le persone che potrebbero fare lo stesso online? Tutte le persone che potrebbero fingersi un sedicenne ed avere lo stesso ascendente su Caterina?
Speriamo che questo esercizio mentale vi faccia riflettere.
Questo articolo parla di privacy, di un diritto dimenticato, di una percezione persa in cambio di servizi gratuiti e, soprattutto, di una legge inadeguata che ha abbassato a 14 anni in Italia l’età per acconsentire la cessione di questi dati.
In futuro avremo adulti che hanno ceduto i propri dati a 14 anni, se non prima con il consenso dei genitori, e che saranno profilati per tutta la vita.
Chissà, magari un giorno la società che vorrà assumerli prima obbligherà il candidato a dare l’amicizia al capo del personale. Immaginiamo: “Sig. Rossi, vediamo da una foto scattata due anni fa ad Ibiza, lei che balla sui tavoli in stato di alterazione. Aveva bevuto? Aveva assunto sostanze? È tuttora solito a simili comportamenti? Sig. Rossi, perché ha messo il like a questo post politico? Ne condivide la linea politica o altro? Gli esempi potrebbero essere infiniti.
La soglia dei 14 anni non è piaciuta del tutto al Garante per la privacy, che avrebbe preferito mantenere il limite dei 16 anni fissato dal Gdpr. Le perplessità del Garante si fondano sul fatto che risulta alquanto incoerente il fatto di chiedere, ad esempio, il consenso dei genitori per iscrivere un 15enne in palestra mentre si lascia un 14enne libero di fare ciò che vuole nell’universo ben più complicato di Internet. Tuttavia, nell’accettare la decisione del legislatore, l’Autorità ha chiesto che l’abbassamento dell’età sia accompagnato «da programmi formativi specifici, rivolti a minorenni, che ne assicurino una sufficiente consapevolezza digitale».
Dove siano questi programmi non lo sappiamo. Abbiamo assistito a incontri nelle scuole o in Regione Toscana con la Polizia postale e nessuno, a nostro avviso, forniva nozioni utili né ai genitori né ai ragazzi.
Dobbiamo sensibilizzare i genitori, gli zii e i nonni!!!
Non è difficile installare un parental control. Non sarà fatto di nascosto, ma il ragazzo sarà avvertito.
Non nascondiamoci dietro al fatto che il compagno di banco ha il cellulare senza parental control e “..tanto potrebbero navigare con quello”. Pensate che vostro figlio, nipote da grande saprà che avete fatto il possibile per proteggerlo.
Non nascondiamoci dietro la falsa sicurezza di “Sono più tranquillo se ha un cellulare per chiamarmi se succede qualcosa” ma cosa deve succedere a 12 anni?
Non nascondiamoci dietro il “Ce l’hanno tutti e verrà emarginato”, perché se la dimensione sociale deve essere solo digitale allora che lo sia!!!
Sta a noi adulti proporre alternative: consolle portatili al posto di telefonini o tablet con parental control in casa con wifi. Ma non da soli con il web in mano non filtrato.
Cosa fareste se le prime immagini pornografiche, che oggi possono anche essere allucinantemente violente, provenissero dal bambino del banco di fronte a quelle di vostro figlio/nipote? Succederà questo.
Alcuni padri mentre parliamo fanno il paragone con la loro gioventù, ma viene da ridere…non possiamo paragonare un giornalino porno rubato ad uno zio con quello con cui potrebbero venire a contatto oggi con il web.
Ma non è solo il porno, anche i siti che collezionano esecuzioni in ambienti di guerra, immagini e video pedopornografici: basta citare “The shoa party” che è stato nelle nostre cronache.
vedi anche la legge è uguale per tutti
regolamento del garante della privacy
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