Bullismo punito come lo stalking

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di Lucia Izzo – Una legge volta a contrastare il bullismo, in tutte le sue forme e nei confronti di tutti i soggetti, non solo adolescenti, prevedendo una serie di misure ad hoc tra cui un rafforzamento della tutela penale, nonché la previsione di un numero verde e di un’applicazione per fornire assistenza psicologica e giuridica alle vittime di bullismo e cyberbullismo.

È quello che mira a ottenere la proposta di legge n. 1524 presentata lo scorso 23 febbraio, primo firmatario Dori (M5S), ora assegnata all’esame della II Commissione Giustizia in sede referente alla Camera, che andrebbe a modificare il codice penale, la L. n. 71/2017 e il R.D. n. 1934/1404 per rafforzare la prevenzione e il contrasto del fenomeno del bullismo e dettare misure rieducative dei minori.
Il ddl (sotto allegato) è stato adottato come testo base per il prosieguo dell’esame a seguito del rilievo dell’assegnazione in Commissione della proposta di legge C. 1834 (Meloni) vertente su identica materia.

Contrastare e prevenire bullismo e cyberbullismo

Come si legge nella relazione introduttiva, la proposta “ha l’obiettivo di favorire la precoce emersione del disagio giovanile, nonché di introdurre misure che possano adeguatamente prevenire e contrastare episodi riconducibili, in particolare, al fenomeno del bullismo in tutte le forme in cui esso si estrinseca, compreso il cosiddetto bullismo informatico o cyberbullismo”.
Poiché i dati raccolti dimostrano come il fenomeno del bullismo e della violenza in genere, soprattutto tra gli adolescenti, sia diffuso e in preoccupante crescita, si rende necessaria e urgente una particolare attenzione da parte delle famiglie, delle istituzioni, soprattutto quelle scolastiche, e di tutti gli altri attori sociali tramite la messa in opera di nuovi strumenti sul piano sia della prevenzione sia della repressione.
Secondo quanto appare dagli ultimi recenti fatti di cronaca, il fenomeno assume anche nuove forme: interessa diversi ambienti sociali anche extrascolastici e sono numerosi, ormai, gli episodi dei quali rimangono vittime anche persone adulte, tra cui gli stessi docenti. Un’altra realtà preoccupante è rappresentata dalla diffusione di comunità virtuali create tra genitori, spesso con lo scopo di scaricare sulla scuola la responsabilità degli esiti negativi dei comportamenti dei propri figli.
Si auspica che la proposta di legge possa essere d’impulso all’avvio di un percorso fattivo di crescita e di cambiamento culturale che riporti al centro il rispetto per la persona e il disprezzo per ogni forma di violenza.Bullismo e cyberbullismo tra gli atti persecutori

Bullismo e cyberbullismo tra gli atti persecutori

In primis, la proposta andrebbe a modificare l’art. 612-bis del codice penale, relativo al delitto di atti persecutori (la norma che consente di punire lo “stalking”): il ritocco inciderebbe sull’elemento oggettivo del fatto di reato estendendo l’area della punibilità anche alle condotte di aggressione attuate mediante percosse, ingiuria, diffamazione, umiliazione ed emarginazione.
Tramite la nuova formulazione della norma si andrebbero a perseguire le specifiche condotte vessatorie di bullismo per la tutela dei beni giuridici dell’incolumità fisica, psichica, dell’onore e della reputazione della vittima, oltre che della sua libertà morale.
Così facendo si fornirebbe copertura penalistica anche alle condotte riconducibili al cyberbullismoalla luce dell’aggravante prevista nel secondo comma del medesimo articolo che scatta qualora il fatto sia commesso attraverso strumenti informatici o telematici.

Modificate anche le circostanze con l’introduzione di due nuove aggravanti (quando i fatti sono commessi da tre o più persone e/o con finalità discriminatorie) e di un’attenuante per i minorenni che si siano adoperati spontaneamente ed efficacemente per elidere o attenuare le conseguenze della propria condotta illecita attraverso un fattivo impegno volto, ad esempio, a far emergere l’illecito all’interno del proprio contesto di riferimento quale la scuola, l’oratorio, la palestra o altri luoghi.Contrasto alla dispersione scolastica

Contrasto alla dispersione scolastica

Picture showing children violence at school

La proposta, ritenendo che il contrasto alla dispersione scolastica consentirebbe di intercettare anche mediante la scuola il disagio giovanile che successivamente rischia di sfociare in atteggiamenti antisociali, prevede di modificare l’art. 731 c.p., norma che attualmente punisce l’inosservanza dell’obbligo di istruzione elementare per i minori.

Nella nuova formulazione, invece, si prevede l’obbligo dei genitori o degli esercenti la responsabilità genitoriale di impartire o far impartire ai figli l’istruzione obbligatoria. In tal modo, si estenderebbe l’ambito di applicabilità della fattispecie contravvenzionale comprendendo l’intero periodo di istruzione obbligatoria, aumentando anche la pena.
Innovando in diversi punti la legge sul cyberbullismo (n. 71/2017), si prevede che il dirigente scolastico, venuto a conoscenza in qualsiasi modo di atti di bullismo e di cyberbullismo commessi da studenti iscritti al proprio istituto scolastico, debba informare tempestivamente i genitori dei minori coinvolti o i soggetti esercenti la responsabilità genitoriale e attivare adeguate azioni di carattere educativo.
Lo stesso dirigente scolastico sarebbe altresì obbligato a trasmettere tempestivamente una segnalazione alla procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni. Invece, visto lo scarso utilizzo, si punta ad abrogare la norma che prevede l’ammonimento del questore.Tribunale per i minorenni e progetto di intervento educativo

Tribunale per i minorenni e progetto di intervento educativo

Modificando il R.D. n. 1404/1934, recante disposizioni sull’istituzione e sul funzionamento del tribunale per i minorenni, si vuole completamente riformulare l’articolo 25 (Misure rieducative), che attiene alle competenze amministrative del tribunale per i minorenni.
Considerato il costante abbassamento dell’età alla quale si manifestano atteggiamenti potenzialmente pericolosi per sé e per gli altri, si ritiene che la suddetta norma (applicabile anche ai minori di quattordici anni, soggetti quindi non imputabili) possa diventare uno strumento efficace per far emergere, ai primi sintomi, un disagio personale che necessita di un supporto educativo.
Il tribunale per i minorenni appare l’organo ideale per valutare queste situazioni, considerata la presenza di specialisti con competenze anche nell’ambito socio-educativo. Pertanto, in caso di segnalazione di condotte aggressive tenute da minorenni verso persone, animali o cose o lesive della dignità altrui, il Procuratore della Repubblica potrà riferire i fatti al Tribunale per i minorenni
Quest’ultimo potrà disporre, con decreto motivato, lo svolgimento di un progetto di intervento educativo con finalità rieducativa e riparativa, che favorisca percorsi di mediazione, sotto la direzione e il controllo dei servizi sociali minorili.

Rafforzare il Patto educativo di corresponsabilità

La proposta prevede modificazioni al d.P.R. n. 249/1998 recante lo statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria, al fine di introdurre espliciti riferimenti al fenomeno del bullismo nell’ambito scolastico.
Si prevedono, in particolare, uno specifico impegno della scuola per far emergere gli episodi di bullismo e cyberbullismo e strumenti per sollecitare il coinvolgimento delle famiglie in attività di formazione organizzate dagli istituti scolastici. A tale fine si punta a potenziare e valorizzare il Patto educativo di corresponsabilità, spesso percepito dalle famiglie come mero atto formale e burocratico.

Numero verde vittime bullismo e cyberbullismo

Infine la proposta di legge mira a introdurre un numero telefonico gratuito (numero verde) attivo nell’intero arco delle ventiquattr’ore, per fornire un servizio di prima assistenza psicologica e giuridica alle vittime di bullismo e cyberbullismo.
Il numero verde dovrebbe rappresentare lo strumento adeguato per consentire un intervento immediato volto a prevenire le conseguenze più gravi di tali condotte, a fornire alla vittima il supporto psicologico e un orientamento rispetto agli strumenti normativi attivabili.
L’assistenza dovrà essere fornita da personale appositamente formato. Inoltre, affinché il servizio sia pienamente accessibile in ogni circostanza, si previsto di sviluppare un’applicazione informatica, installabile gratuitamente nei dispositivi mobili (come smartphone e tablet), anche con possibilità di geolocalizzazione.

Quindicenne rapito e torturato: gli aggressori, ti diamo fuoco

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I 4 minorenni di Varese, in carcere per aver rinchiuso in un garage e torturato per circa tre ore e mezza un coetaneo, per estorcergli informazioni su un suo amico con cui la gang avrebbe avuto un presunto debito di droga di 40 euro lo hanno minacciato anche di tenerlo segregato “ad oltranza, fino alla morte”, di “dargli fuoco” ed anche “di tagliargli un dito”. E’ la ricostruzione della vicenda resa nota dalla Procura dei Minori di Milano che ha chiesto e ottenuto la misura cautelare per i quattro i quali, prima delle botte avrebbero “fumato marijuana”.

Da quanto accertato, il 15enne rapito, si legge nella nota, “dopo essere stato legato a una sedia con cavi di acciaio, è stato a più riprese percosso dai quattro indagati”. E stato poi “spogliato, a torso nudo e senza scarpe, gli è stata versata addosso acqua gelida e sapone liquido sugli occhi; gli è stato mostrato un coltello, la cui lama gli è stata appoggiata sulla mano immobilizzata, minacciandolo di tagliargli un dito”.

Dopo di che “alcuni colpi gli sono stati inferti (…) con un bastone ferrato”. In più, “uno dei sequestratori si è temporaneamente assentato, promettendo di ritornare con i pitbull di una parente, che sarebbero stati aizzati contro la vittima” alla quale inoltre sarebbe stato “avvicinato un accendino con una bomboletta di gas minacciando di dargli fuoco”.
“Più volte – prosegue la ricostruzione – il giovane sequestrato è stato minacciato di essere trattenuto nel garage ad oltranza, fino alla morte. Le invocazioni di aiuto sono state tacitate con la minaccia” di chiudergli “la bocca (…) con nastro adesivo, così rendendo difficoltosa anche la respirazione”.

Choc in una scuola media. “Vi tagliamo la gola”. E il video finisce sui social

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Blitz dei bulli. Insulti al custode e minacce ai ragazzini alla media Masaccio. Tre minori nei guai. Perquisito anche un 11enne

 

Firenze, 24 novembre 2018 –  Un blitz nella scuola media Masaccio in «diretta» sui social. Con insulti al custode, pose da «duri». E minacce a chi ha fatto la spia sulla loro identità.

L’ultima, agghiacciante storia di bullismo arriva da viale Mazzini ed è culminata in una perquisizione, disposta dalla procura dei minori, a casa di tre ragazzini (il più piccolo ha undici anni, il più grande sedici, l’altro quindici) dove sono state trovate pistole giocattolo ma senza il tappo rosso (così da non farle sembrare finte), coltelli, cellulari di dubbia provenienza.

Il blitz dei bulli risale a mercoledì scorso: scavalcando da una finestra, nell’orario di scuola, i tre, non frequentanti della Masaccio (evidentemente avevano «fatto forca» dal loro istituto) avevano deciso di andarsi a fumare una sigaretta dentro il plesso scolastico di Campo di Marte. Ma il bidello dell’istituto si è accorto della loro presenza e ha fatto per allontanarli. Ma mentre uno filmava con lo smartphone, è andata in scena un’esibizione di prepotenza che ha letteralmente impaurito i presenti, prevalentemente ragazzini di terza media.

Il blitz ha avuto anche un seguito, perché chi aveva «testimoniato» sull’identità dei tre autori dell’incursione a scuola, ha ricevuto pesantissime intimidazioni. «Ti taglio la gola», tanto per capire il tenore.

Dell’episodio è stata informata la procura minorile che ieri ha fatto scattare la perquisizione, ipotizzando il reato di minaccia aggravata. Due dei tre minori erano sconosciuti all’autorità giudiziaria minorile, uno, il più grande, invece aveva già un procedimento aperto anche se non sfociato in alcun provvedimento. I magistrati hanno anche visionato il filmato del blitz che era stato diffuso su «Instagram».

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Dai genitori che non “rispettano le regole” all’hate speech, ai nuovi giochi crudeli dei cyberbulli

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Nonostante ci sia il divieto di iscrizione ai social network prima dei 13 anni di età, i bambini si aggirano fin da piccolissimi sulle diverse piattaforme social attraverso lo smartphone o il tablet dei genitori e quasi 8 adolescenti su 10 (il 78%) dagli 11 ai 13 anni, hanno almeno un profilo personale approvato dai genitori.

Permettendogli l’accesso nonostante il divieto, i primi ad infrangere le regole sono proprio i genitori. Inoltre, la maggior parte di loro, non legge neanche gli standard della comunità e il “codice di comportamento” prima di iscriversi ad un social network. 

Da quanto emerge dai report annuale presentato dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza su un campione di 11.500 adolescenti dagli 11 ai 19 anni su tutto il territorio nazionale, il vero problema dei ragazzi oggi, sono le chat di messaggistica istantanea, i gruppi su WhatsApp, utilizzati in modo improprio sin dalle scuole elementari, non solo dai genitori, ma anche dai bambini, diventati terreno fertile per i baby cyberbulli che agiscono indisturbati sotto gli occhi ciechi dei genitori, ignari di ciò che accade all’interno dei loro telefoni.

Non ci dobbiamo, quindi, stupire se dagli 11 ai 13 anni di età, 1 adolescente su 10 subisce cyberbullismo, rispetto all’ 8,5% dai 14 ai 19 anni. Le femmine sono ancora le vittime predilette dai cyberbulli (70%) che sono per oltre il 60% di sesso maschile.

Cyberbullismo e sexting, il vero problema è il cyberbullismo sessuale

I problemi legati alla rete non ruotano solo intorno al cyberbullismo, fin dagli 11 anni di età la tendenza degli adolescenti è quella di scattarsi selfie intimi e senza vestiti ed inviare le immagini o i video nelle chat, fenomeno che prende il nome di SEXTING. Ciò che allarma è l’età dei ragazzi coinvolti, sempre più bassa, sono infatti il 6% dei preadolescenti dagli 11 ai 13 anni, di cui il 70% sono ragazze, che praticano il sexting e circa 1 adolescente su 10, dai 14 ai 19 anni.

Questo scambio di immagini con contenuti intimi ha favorito l’incremento del cyberbullismo di tipo sessuale, che racchiude il 33% degli episodi di cyberbullismo.

Nell’ambito delle violenze a sfondo sessuale o comunque legate all’abuso dei sentimenti, si sta diffondendo un fenomeno ormai mediatico che si chiama “Pull a pig” o “inganna il maiale”. Funziona così: un ragazzo, in genere quello più ricercato del gruppo, deve fare lo spavaldo davanti agli amici, avvicinare una ragazza, considerata poco avvenente, appunto un maiale o comunque lontana dai canoni di bellezza tradizionali, con lo scopo di farle credere di essere interessato a lei, conquistarla, a volte addirittura arrivando a consumare l’atto sessuale, per poi umiliarla, anche pubblicamente, dicendole che si trattava solo di uno scherzo.

Condivisori e commentatori uccidono più dei cyberbulli

Il vero problema del cyberbullismo, coloro che creano in assoluto più danni alla vittima, non sono solo i cyberbulli ma i “condivisori” e i “commentatori” come li definisco nel report dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza. Sono coloro che alimentano la viralità, che rinforzano le violenze che una persona subisce, che rincarano la dose e creano quel peso eccessivo da reggere da un punto di vista psicologico, spesso fatale.

È, infatti, su coloro che condividono e che commentano in maniera cattiva e dispregiativa che si deve lavorare, sono loro che alimentano il problema, lo rendono pubblico e visibile e sono complici dei cyberbulli, degli odiatori.

Le parole fanno più male delle botte, le condivisioni uccidono, creano ansia, depressione, disturbi alimentari e portano le vittima a farsi intenzionalmente del male come dimostrano i dati per cui per oltre il 50% di coloro che subiscono violenze digitali si autolesiona. 

Il 4% degli adolescenti dai 14 ai 19 anni e un 5% dagli 11 ai 13 anni ha filmato o fotografato un coetaneo mentre qualcuno gli faceva del male, senza intervenire, pur di fare un filmato e magari renderlo poi virale. 3 adolescenti su 10, vengono esclusi intenzionalmente dai gruppi WhatsApp. Se si viene esclusi, è un gruppo intero che esclude, che è consenziente, che non fa niente per evitarlo e per salvare la vittima ed è quindi altrettanto colpevole, come coloro che commentano con faccine e parole pungenti . Quello che fa più male alle vittime è che tutti sanno e nessuno interviene, anzi, invece di lasciare il problema in sordina, lo alimentano e lo rendono pubblico e virale. I commentatori e i condivisori non si sentono responsabili e colpevoli in quanto non agiscono in prima persona, non capendo di esserlo quanto un cyberbullo.

L’Hate Speech in adolescenza e il profilo dei giovani haters

Uno dei problemi più dilaganti in rete è l’Hate Speech, fenomeno che racchiude tutti quei discorsi, commenti, messaggi e parole cariche di odio che vengono indirizzate gratuitamente verso altre persone, nascosti dietro uno schermo e a volte anche dall’anonimato. Gli haters sono in forte crescita anche tra gli adolescenti, parliamo di un 22%, oltre 2 su 10, di ragazzi tra i 14 e i 19 anni, di cui il 53% sono maschi, che intenzionalmente commentano in maniera negativa e aggressiva foto, video, immagini, con lo scopo di offendere l’altro. È importante sottolineare che oggi non si può più parlare di fenomeni scissi gli uno dagli altri, si deve analizzare e avere chiara la rete della rete, perché è tutto interconnesso.

L’Hate Speech e il cyberbullismo vanno di pari passo in rete, tant’è che il 64% degli “odiatori” mette anche in atto comportamenti di cyberbullismo. 

Questi ragazzi, soprattutto i più violenti, sono completamente senza controllo da parte degli adulti, il 90% degli haters dichiara, infatti, che i genitori non controllano mai il loro telefono e le loro attività online.


L’odio in rete, soprattutto quando è sommato al cyberbullismo, assume proporzioni importanti e diventa piuttosto grave perché va ad intaccare nel profondo l’autostima dei ragazzi vittime di questa violenza gratuita.


La relazione tra problemi legati all’umore e l’uso improprio dei social, infatti, è molto importante, è estremamente complesso reggere il confronto costante e continuativo con gli altri, soprattutto quando si viene presi di mira e non ci si capacita della motivazione che spinge un coetaneo ad essere così cattivo e privo di sensibilità nei confronti di un altro adolescente.

di Maura Manca, presidente Osservatorio Nazionale Adolescenza

L’articolo è stato pubblicato sull’Osservatorio Cyberbullismo di Repubblica.it in data 25 ottobre 2017:

http://osservatorio-cyberbullismo.blogautore.repubblica.it/2017/10/25/dai-genitori-che-non-rispettano-le-regole-allhate-speech-ai-nuovi-giochi-crudeli-dei-cyberbulli/

Faq Bullismo

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  • Quando si può parlare di Cyberbullismo?

Per Cyberbullismo si intende qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti online aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, attacco dannoso, o loro messa in ridicolo.

 

  • Quali sono i comportamenti che in linea di massima identificano il Cyberbullismo?

I comportamenti più sintomatici dei cyberbulli sono:

– messaggi, violenti, volgari e diffamatori volti a suscitare rabbia ed odio nella vittima;

– messaggi  di morte e minacciosi, quindi molestie;

– messaggi volti a danneggiare l’opinione del soggetto pubblicamente, come sui social;

– furto di identità, quando la vittima viene derubata dell’identità su di un social, per poter inviare a suo nome messaggi dal contenuto offensivo.

– raggiro/inganno finalizzato ad ottenere informazioni personali per poi pubblicarle e condividerle all’insaputa della vittima.

– diffusione di materiale pornografico (immagini e video) o di dati sensibili.

La diffusione di immagini o video di  un minore nudo o che viene ritratto durante atti sessuali costituisce un reato penale molto grave.

 

  • Come ci dobbiamo comportare se veniamo a sapere che a nostro figlio è stata rubata l’identità su un social ?

Come prima cosa dobbiamo contattare il titolare o gestore del sito internet o social media ed inoltrare un’istanza per l’oscuramento, rimozione o blocco di qualsiasi altro dato personale del minore. Se il gestore o titolare non dà atto di aver preso incarico di blocco dei dati personali ed entro quarantotto ore non vi abbia provveduto, dobbiamo rivolgerci subito alle autorità competenti come la Polizia postale la quale collabora nel progetto di prevenzione al Cyberbullismo.

Indichiamo di seguito i link dei principali social dove è possibile fare la suddetta istanza per l’oscuramento, rimozione o blocco:

 

  • Come è possibile aiutare un minore che ha subìto questo genere di attacco?

Vi sono i servizi territoriali che con l’ausilio delle associazioni e degli altri enti, promuovono, nell’abito delle risorse disponibili, specifici progetti personalizzati volti a sostenere i minori vittime di Cyberbullismo.

 

  • Come posso rieducare il minorenne al fine di non perseguire più la strada del Cyberbullismo?

Sempre attraverso i servizi territoriali con l’ausilio delle associazioni e degli altri enti. I progetti personalizzati infatti sono volti anche alla rieducazione, attraverso altresì attività riparatorie o di utilità sociale.

 

  • Cosa fanno lo Stato, le amministrazioni e/o gli enti per prevenire gli atteggiamenti dei ragazzi che commettono queste azioni?

Gli uffici scolastici regionali promuovono la pubblicazioni di bandi per il finanziamento di progetti di particolare interesse, studiati da reti di scuole in collaborazione con enti, servizi minorili dell’Amministrazione della giustizia e Prefetture. Ogni istituto scolastico individua tra i docenti un referente con il compito di coordinare le iniziative di prevenzione e di contrasto del Cyberbullismo. Lo stesso,nel caso venga a conoscenza di attacchi di Cyberbullismonei confronti di minorenni, dovrà tempestivamente informare i soggetti esercenti la responsabilità genitoriale sui minori coinvolti ed attivare azioni di carattere educativo.

 

  • Esiste una legge a salvaguardia delle vittime di attacchi di Cyberbullismo?

Si, esiste ed è recentissima, è la Legge del 29 maggio 2017 n. 71 in vigore dal 18.06.2017. (http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Ddliter/testi/43814_testi.htm)

 

  • Questa legge è applicabile solo nel caso che la vittima sia un minore?

Si, la legge è proprio intitolata: “ Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del Cyberbullismo.”

 

 

Avv. Guelfo Salani

In vigore la legge contro il Cyberbullismo: ecco cosa prevede

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18 giugno 2017Più controlli sul web e il coinvolgimento delle scuole nel contrasto di quelle molestie online che in troppi casi hanno portato chi ne é stato vittima a togliersi la vita. Sono i cardini della legge sul
cyberbullismo che entra oggi in vigore. Ecco in dettaglio cosa prevede

OSCURAMENTO DEL WEB
Il minore sopra i 14 anni vittima di cyberbullismo (o anche il genitore) può chiedere al gestore del sito internet o del social media o al titolare del trattamento di oscurare, rimuovere o bloccare i contenuti diffusi in rete. Se non si provvede entro 48 ore, l’interessato può rivolgersi al Garante della privacy che interviene direttamente entro le successive 48 ore. Dalla definizione di gestore, che è il fornitore di contenuti su internet, sono comunque esclusi gli access provider, i cache provider e i motori di ricerca.

DOCENTE ANTI-BULLI IN OGNI SCUOLA
In ogni istituto tra i professori sarà individuato un referente per le iniziative contro il cyberbullismo. Al preside spetterà informare subito le famiglie dei minori coinvolti in atti di bullismo informatico e attivare adeguate azioni educative. L’obbligo di informazione è circoscritto ai casi che non costituiscono reato. Più in generale, il Miur ha il compito di predisporre linee di orientamento di prevenzione e contrasto puntando, tra l’altro, sulla formazione del personale scolastico, la promozione di un ruolo attivo degli studenti e la previsione di misure di sostegno e rieducazione dei minori coinvolti, mentre ai singoli istituti è demandata l’educazione alla legalità e all’uso consapevole di internet. Alle iniziative in ambito scolastico collaboreranno anche polizia postale e associazioni territoriali.

AMMONIMENTO DA PARTE DEL QUESTORE
In caso di ingiuria, diffamazione, minaccia o trattamento illecito di dati personali via web, fino a quando non vi sia una querela o denuncia il cyberbullo, sulla falsariga di quanto già è previsto per lo stalking, potrà essere formalmente ammonito dal questore che lo inviterà a non ripetere gli atti vessatori. Insieme al minore sarà convocato anche un genitore. Gli effetti dell’ammonimento cessano al compimento della maggiore età.

PIANO D’AZIONE E MONITORAGGIO
Presso la presidenza del consiglio verrà istituito un tavolo tecnico con il compito di redigere un piano di azione integrato per contrastare e prevenire il cyberbullismo e realizzare una banca dati per il monitoraggio del fenomeno.