Senza leggi adeguate il male vince

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Come redazione di sicurezzaminori.org negli ultimi sei anni abbiamo cercato di mostrare ai genitori di ragazzi minorenni le sfaccettature del web e i costumi sociali giovanili, sia per tenerli aggiornati sul mondo dei loro figli sia per informarli sui pericoli potenzialmente presenti in rete.
Questa volta dobbiamo purtroppo raccontarvi di come ci siamo arresi davanti all’impossibilità di procedere legalmente verso un’area gioco situata nella città di Firenze.
Ecco perchè abbiamo deciso di occuparci di questa attività ludica.
La sala giochi che si trova all’interno di un complesso commerciale, fra i quali esercizi abbiamo Uci Cinemas, (immaginatevi dunque la quantità e l’età dell’utenza in transito) dove si può scegliere tra un’offerta molto variegata: piste da bowling,  VR , videogames, giochi (75%) con il sistema di vincita di biglietti e raccolta punti premio (ne abbiamo parlato qui). E poi ancora tavoli da biliardo, area compleanni e percorso giungla per i più piccoli.
Non ci sono limiti di età per l’ ingresso ai giochi.

Veniamo a conoscenza di questo posto accompagnando un bambino a una festa di compleanno.
Fin da subito una cosa abbastanza incredibile: l’ingresso è unico e solo successivamente si divide in altri 2 accessi: uno per la sala giochi ad entrata libera e l’altra per la sala  VLT (Videlottery) il cui utilizzo è vietato ai minori di 18 anni.
Una volta entrati, vediamo: bambini di 4/5 anni davanti ai monitor della realtà virtuale a guardare un’apocalisse zombie (ottima grafica tra l’altro, sembra un film horror); una ragazzina di 13 anni impegnata in un gioco per vincere dei ticket e la madre in ginocchio per terra a raccogliere questi ticket, non sembrano divertirsi non mostrano particolare gioia … sembrano solo interessate ad accumulare quanti più ticket possibile. All’ingresso della festa di compleanno siamo accolti da un inserviente che ci spiega le regole: prima ci sarà una partita a bowling, poi la premiazione e infine il taglio della torta. Poi ci consegna 20 gettoni omaggio.
Ogni pista da bowling ha due enormi monitor, uno che mostra il punteggio e l’altro che trasmette videoclip musicali. Questi sono sincronizzati, quindi nell’area gioco ci sono circa 15-20 monitor che mandano lo stesso video.
Ma come si può selezionare materiale video adatto a tutte le età? Infatti non succede e bambini di tutte le età assistono a immagini più o meno esplicite e comunque non adatte alla loro fascia d’età.

Ecco 2 video che passavano sui monitor del locale

Ma torniamo al nostro compleanno. Terminata la partita di bowling e consegnate le medaglie ai vincitori, arriva la merenda. E la sorpresa!
Sulla torta troviamo le famigerate candeline scintillanti tossiche di cui abbiamo già trattato qui e non abbiamo potuto fare a meno di chiedere spiegazioni. Purtroppo, in assenza del direttore (il cui nominativo non ci è stato fornito per motivi di privacy) ci siamo dovuti rivolgere a un cassiere che si è presentato come responsabile di sala e che, insieme ad altre colleghe tutte molto giovani, oltre a sminuire tutte le problematiche da noi presentate, ci hanno fornito una sola indicazione: le playlist sono realizzate da una ditta esterna che le invia da remoto, ma di quale azienda di tratti non è stato possibile sapere.
Allora, come sempre, ci siamo rivolti all’avvocato Guelfo Salani che fa parte del nostro progetto fino dalla sua nascita.
Ma purtroppo questa volta le cartucce che la giurisprudenza ci ha fornito non sono state adeguate, se non addirittura completamente assenti.

Continua a leggere il parere breve dell’Avv. Salani:

Avv. Guelfo Salani
Cassazionista

“Si ritiene interessante ed attinente segnalare un caso del tutto analogo a quello presentato, occorso a Cesenatico nell’estate del 2016; i genitori di alcuni bambini che si ritrovavano spesso in un locale sul lungomare con aree gioco a loro dedicate segnalavano al Sindaco la presenza nelle stesse aree di apparecchi da gioco vietati ai minori degli anni 16 e 18, addirittura affiancate agli stessi giochi per bambini. Il Sindaco faceva seguire accurata ispezione sul rispetto dei limiti sopra esposti (molti di essi, evidentemente, analoghi anche per la Regione Emilia Romagna), con conseguente rimozione di numerosi apparecchi.”

“A fronte di un’esposizione ininterrotta ed incontrollata ad immagini, anche pubblicitarie, violente, a sfondo sessuale o comunque inadatte ai minori (non in grado di distinguere, a differenza degli adulti, realtà virtuale e realtà vera) per strada, in televisione, su internet o negli esercizi commerciali, emerge come unico parametro (o comunque prevalente) di riferimento per l’idoneità di un’immagine ad essere destinata anche ad un pubblico di minori la scala PEGI, che individua il limite di età adatto per video, film e giochi o videogiochi destinati ai minori. Indice che, per l’intrattenimento video preso in considerazione, non viene indicato nelle immagini proposte, oppure vengono trasmesse immagini (ad es. videoclip) che non sottostanno a tale classificazione. In altre parole, la programmazione video che viene trasmessa in tale tipo di locali, non è sottoposta ai limiti e/o alla regolamentazione PEGI e quindi è libera.”

“In base a quanto rilevato, allora, possiamo provare ad individuare delle situazioni – tipo nelle quali ciascun genitore o accompagnatore di un minore può ritrovarsi nel momento in cui lo accompagna in un’area ludica o comunque dedicata ai bambini, che si trovi all’interno di un’area commerciale, attraverso domande alle quali rispondiamo in base al quadro normativo appena esposto e alla situazione fattuale rilevata:

• Mio figlio è stato invitato ad una festa di compleanno di un suo compagno di classe che si terrà nell’area bowling di un noto centro commerciale; nelle zone immediatamente adiacenti a quest’area, egli troverà soltanto attività destinate ai minori o comunque per gli stessi in alcun modo pregiudizievoli?

No. Nei fatti non è assolutamente garantito che sia così. Anzi, si rilevano più casi nei quali accanto alle aree ludiche per bambini si trovano attività espressamente vietate ai minori e lecitamente ivi sistemate, non sussistendo alcun esplicito divieto in materia.

• Queste attività adiacenti alle zone ludiche nelle quali si esercitano attività vietate ai minori sono opportunamente segnalate e pertanto facilmente identificabili per mio figlio?

Sì ma. Le uniche prescrizioni in proposito riguardano l’imposizione di chiare delimitazioni delle zone vietate ai minori ma non per forza attraverso l’uso di porte, che comunque ben possono restare aperte al pubblico. Risulta evidente che senza l’obbligo di porte chiuse il minore ben può guardare cosa vi è all’interno dell’area riservata al pubblico adulto. Tali prescrizioni infatti si limitano a garantire che dette zone (riservate agli adulti) non rechino alcuna pubblicità dei giochi presenti al loro interno (anche attraverso vetrofanie), che sia presente la chiara indicazione del divieto di accesso ai minori anche con impianto di videosorveglianza o personale addetto, all’entrata dei locali.

• Nel corso della festa di compleanno in un centro commerciale vi è la garanzia che mio figlio eviti immagini per lui pregiudizievoli o pericolose o comunque inadatte, proiettate ad esempio sui numerosi schermi collocati all’interno delle aree gioco?

No. Su questi schermi ben possono essere trasmesse continuamente (come spesso accade) immagini violente e/o a sfondo sessuale o contenuti pubblicitari o videoclip comunque inadatti alla visione di un minore perché tutte non soggette alla classificazione PEGI, appositamente pensata e predisposta per classificare le immagini da trasmettere in modo da selezionare quelle la cui visione è inadatta a un pubblico minore e, pertanto, totalmente o parzialmente sconsigliata. Classificazione che invece viene rispettata in tutte le trasmissioni radiofoniche e televisive.

• In quali posti, allora, posso essere ragionevolmente sicuro che mio figlio potrà giocare o anche solo intrattenersi al riparo da situazioni anche solo potenzialmente pericolose per lui come quelle sopra descritte?

In base alle normative vigenti, soltanto nelle biblioteche, nelle scuole, nelle ludoteche, nei giardini o nei parchi pubblici, nei luoghi di culto, di interesse culturale e architettonico, nei luoghi di cura e nei centri socio-ricreativi e sportivi, ovviamente laddove consentito e senza garanzia di non incontrare altri tipi di pericoli per i minori.

 

Ma allora come faccio a tutelare mio figlio da tutto ciò?

Lo scrivente legale approfitta di questa ultima domanda per formulare il proprio parere legale.
Innanzitutto, come sopra accennato, si rileva una grandissima e potenzialmente pericolosissima lacuna normativa a scapito dei minori e del loro superiore diritto ad uno sviluppo psicofisico armonico.
Ciò detto relativamente al primo quesito, si ritiene che il primo strumento utile da attivare, in caso di criticità o sospetto di criticità sia quello ispettivo.. In particolare quello di verificare o far verificare la presenza materiale dei requisiti esposti per i locali presi in esame (di giochi d’azzardo e/o videogiochi) e quindi, riassumendo, che: -sia rispettata la distanza di almeno 500 metri dai luoghi sensibili sopra individuati; – sia presente una chiara ed apposita delimitazione delle aree vietate ai minori; – vi sia apposita segnalazione del divieto di accesso ai minori nelle aree agli stessi interdette; – sia operativa la sorveglianza (anche attraverso impianti video) del rispetto del divieto d’accesso ai minori in queste aree. Relativamente al secondo quesito, anzi relativamente ad entrambi i quesiti, si suggerisce di fare leva sui poteri di polizia del Sindaco, poiché in molte Regioni, come la Toscana, la normativa espressamente lo delega e autorizza a ciò. In questo modo, a ben vedere, la figura del Sindaco risulta essere l’unica figura istituzionale capace di prendere provvedimenti apparentemente extra legem poiché (e la legge glielo permette) dettati da un principio di opportunità, e non solamente dalla legge ed i suoi limitati confini.
A fronte di tutto quanto sinora esposto ci venga permesso di osservare che la presente situazione caratterizzata come detto, da una parte dal costante e complice vuoto legislativo (si pensi che la normativa a valenza nazionale è del 1931!), e dell’altra dalla riscontrata generalizzata indifferenza dei gestori dei locali spesso insensibili al tema, rappresenta una importante e dura sfida per il genitore o tutore o comunque adulto accompagnatore del minore, che voglia portare quest’ultimo a divertirsi nelle aree a lui dedicate. Si ritiene che l’esistenza stessa di questa sfida, certo non giova né per l’adulto né per il minore al clima di serenità che anzi le Istituzioni dovrebbero promuovere e garantire ad ogni cittadino, nonché rischia di incidere negativamente sulla generale fiducia nelle Istituzioni stesse.
QUI IL DOCUMENTO INTEGRALE DELLO STUDIO

Firenze Barcelona Legal

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Come iniziare questo articolo?
Questo è quello che ci siamo chiesti a sicurezzaminori.
Abbiamo fatto recensioni a libri che ci erano piaciuti ma non ancora a progetti.
Questo che andiamo a presentarvi è il progetto dell’ Avvocato Guelfo Salani, il professionista che ci segue fin dalla nostra nascita e che ha messo in campo per noi tutte le sue conoscenze e tutti i suoi contatti professionali.
E proprio con alcuni di questi fonda ‘ Firenze Barcelona Legal
Conoscendo personalmente alcuni membri di questo progetto siamo qui per metterci il nostro ‘ timbro di fiducia ‘.
Senza dubbio l’umanità è la qualità che contraddistingue questo Studio legale che si occupa anche della tutela dei minori, di adozioni e di ricongiungimento familiare. Anche in questo momento stanno collaborando con noi per far luce su alcuni quesiti che abbiamo posto su scuola e punti ricreativi frequentati da ragazzi.
E’ nato un canale youtube, per ora molto giovane ma con interessanti potenzialità, vi consigliamo di vedere le interviste che stanno producendo.

Un saluto

Parliamo del Metaverso e dei “potenziali” rischi

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Eccoci qua con un articolo sul metaverso.
Il discorso è molto ampio, a volte complesso ed essendo una tecnologia in divenire, alcune affermazioni in questo articolo potrebbero diventare obsolete in fretta.

Partiamo dalla definizione di wikipedia.

Nella letteratura futurista e nella fantascienza, il metaverso è un’ipotetica iterazione di Internet come un unico mondo virtuale universale e immersivo, facilitato dall’uso di cuffie per la realtà virtuale (VR) e la realtà aumenta ta (AR). Nell’uso colloquiale, un metaverso è una rete di mondi virtuali 3D incentrati sulla connessione sociale.

Chi sta investendo nel metaverso?

Iniziamo dicendo che sapere chi sta investendo e investirà in futuro, chi ne ha interesse,  ci fornisce non solo indicazione dell’importanza di questa nuova tecnologia ma anche delle potenzialità siano esse economiche, di influenza sociale che di potenziali rischi.

Prima tra tutti abbiamo Meta, fino ad ottobre 2021 chiamata Facebook, la compagnia di Mark Zuckerberg che controlla i servizi di rete sociale Facebook e Instagram, i servizi di messaggistica WhatsApp e Messenger e sviluppa i visori di realtà virtuale Quest2.

Meta è soltanto la punta dell’iceberg. Ad esempio, vi sono anche Microsoft, Roblox ed Epic Games, i quali hanno già investito milioni di dollari nello sviluppo del progetto. La prima ha presentato Mesh per Microsoft Teams che consente di partecipare alle videochiamate in versione avatar, fornendo un senso di presenza condiviso in riunione. Roblox sta allestendo una vera e propria squadra dedicata allo sviluppo di giochi per il Metaverso, mentre Epic Games indaga su come implementarlo all’interno della propria piattaforma dove già ora è possibile assistere a concerti (come nel caso di Travis Scott nel 2020), film e commemorazioni virtuali (come nel caso di Martin Luther King Jr nel 2021).

ll valore del Metaverso
Citi, banca d’investimento americana, stima un Total Addressable Market (TAM) per l’economia del Metaverso compreso tra 7,7 trilioni di dollari e 12,8 trilioni. Un Metaverso indipendente dal dispositivo, accessibile quindi indifferentemente tramite personal computer, console di gioco, smartphone, e così via, potrebbe comportare un valore dell’ecosistema molto grande. Inoltre, le telecomunicazioni, l’hardware tecnologico e gli aggiornamenti dell’infrastruttura necessari per ospitare un universo virtuale immersivo si tradurranno in ingenti spese. Nella tabella sottostante Citi stima la dimensione dell’economia del Metaverso in base a diversi scenari potenziali.
Citi utilizza una previsione di crescita del PIL globale del Fondo monetario internazionale pari al 3,5%, che fornisce un PIL globale stimato di 127.9 trilioni di dollari entro il 2030. La banca incorpora anche un rapporto del 2017 di Oxford Economics che stima che l’economia digitale rappresenterà oltre il 24% del PIL mondiale entro il 2025. Citi prevede inoltre che, entro il 2030, il 30-40% della spesa digitale riguarderà il Metaverso.

Secondo stime di Gartner, il 25% delle persone passerà almeno un’ora al giorno nel metaverso entro il 2026 per lavoro, shopping, istruzione e entertainment. Nel contempo, il 30% delle organizzazioni avrà prodotti e servizi pronti per il metaverso.

Secondo stime di Goldman Sachs, il mercato globale del metaverso avrà un valore di 12 trilioni di dollari senza tuttavia specificare entro quanto tempo.
Questo afflusso di attività sta attirando marchi e consumatori nel mondo virtuale e sta anche portando a casi di cyberbullismo e molestie, oltre a crimini finanziari, sottolineano gli esperti del settore.
Moderare il metaverso complicato
Moderare il metaverso non sarà certo una passeggiata. Se fino ad oggi la moderazione delle piattaforme si è limitata per lo più a contenuti scritti, nel metaverso bisognerà tenere conto anche della voce e dei gesti. Il che rende il compito del controllo più difficile. Ad esempio, bisognerà evitare lo stalking degli avatar femminili o le ‘toccatine’ virtuali. Senza pensare al turpiloquio, che non potrà certo essere bloccato in tempo reale ma soltanto in un secondo momento. Sono previste sanzioni, a partire dall’allontanamento degli account tossici.

Questo video ritrae una ragazza ventiduenne che si finge per esperimento sociale una quindicenne in giro per un metaverso e riceve molestie:

Come il “terrorismo o gruppi potenti maleintenzionati possono sfruttare il metaverso

Il terrorismo, che già fa ampio uso della dimensione cyber per le sue attività, potrebbe sfruttare la natura immersiva di questi nuovi spazi per potenziare l’efficacia delle proprie tecniche. Secondo alcuni ricercatori del National Counterterrorism Innovation, Technology, and Education Center di Omaha, il Metaverso, anche se ancora in costruzione, presenta già alcune problematiche e la sua traiettoria evolutiva fa pronosticare nuovi metodi persuasivi e coercitivi che gli estremisti potrebbero utilizzare per esercitare la loro influenza. Essi hanno individuato tre principali modi in cui il metaverso complicherà gli sforzi per contrastare il terrorismo e l’estremismo violento:

Reclutamento: l’impegno online nel reclutamento è caratteristica consolidata dell’estremismo moderno. Il Metaverso minaccia di espandere questa minaccia: per ora internet viene utilizzato maggiormente per la divulgazione di materiale ideologico, ma domani i leader estremisti avranno più efficaci mezzi per formare e influenzare le comunità virtuali, espandendo l’adesione alle narrative estremiste mediante modalità esperienziali immersive che risultano potenti e difficili da annientare;
Coordinamento: il Metaverso offre metodi innovativi per coordinare, pianificare ed eseguire atti terroristici. Ad esempio, da qualsiasi ubicazione fisica e attraverso avatar che occulterebbero la loro reale identità, i leader estremisti potrebbero creare rappresentazioni virtuali di qualsiasi edificio fisico, che permetterebbero loro di guidare i membri attraverso percorsi che portano a obiettivi chiave, coordinare percorsi alternativi e stabilire piani di emergenza. Tale approccio coincide con quello adottato dalle forze militari di tutto il mondo, che considerano l’esercitazione virtuale efficace e vantaggiosa sia economicamente che a livello di contenimento del rischio operativo;
Nuovi obiettivi: il rischio di danneggiamento di strutture, sabotaggio di eventi e incolumità delle persone esiste anche nel mondo virtuale e si ripercuote in quello fisico. Ad esempio,l’impatto psicologico che potrebbe avere la riproduzione del crollo delle torri gemelle durante una commemorazione delle vittime dell’11 settembre, seppur nella dimensione del Metaverso, potrebbe essere molto forte, così come potrebbe esserlo la presenza di svastiche e scritte antisemitiche sulle sinagoghe. Ancora, esiste la possibilità di imparare a utilizzare armi, come nel caso di Second Life, criticato già nel 2007 dal giornale “The Australian” per la presenza nel gioco di armi come l’AK47, e, tra i suoi utenti, di tre terroristi jihadisti e due gruppi terroristici jihadisti che avrebbero potuto reclutare e istruire soggetti all’interno del gioco. Inoltre, va sottolineato che attraverso i sistemi di scambio in criptovaluta, è venuta a crearsi una profonda integrazione tra economia digitale e reale, perciò gli utenti che investono nell’universo virtuale corrono il rischio di perdere risorse concrete: la distruzione di un business in uno spazio virtuale corrisponde a una perdita finanziaria reale.

Si sta delineando in sostanza un secondo universo, socialmente ed economicamente connesso al mondo fisico, ma giuridicamente indipendente da esso, in cui al momento non ci sono identità, confini, regole, né apparati di controllo.

Nonostante sia innegabile che il concetto di Metaverso racchiuda in sé un enorme potenziale per il progresso umano, non va tralasciato il fatto che il suo sviluppo sta aprendo sempre nuove vulnerabilità e altrettante opportunità per sfruttarle.

Ci sono personaggi come Catriona Campbell, esperta di intelligenza artificiale che nelle sue conferenze ci spiega come entro 50 anni i figli si farenno anche nel metaverso.

Essendo un servizio che si consoliderà nel futuro prossimo, il target sono senza dubbio i bambini ed adolescenti di oggi.
Infatti già si parla di didattica a distanza nel metaverso, ed ancora di dad, in Bulgaria si offrono al centrocommerciale esperienze nel metaverso a bambini con belle poltroncine a draghetto.
Su tik tok sono centinaia gli streamer che insegnano come entrare nei nuovi gioche che il metaverso mette a disposizione e incredibilmente sono sempre di più quelli che ti pagano per giocare, si puoi guadagnare dalle missioni che finisci con criptomoneta.

Monitoriamo anche le scelte di un big, che mentre scriviamo è sommerso di polemiche attorno ai suoi concerti: Jovanotti.
Infatti quest’anno nasce il JOVAVERSO,
in collaborazione con Tim. Dopo le polemiche delle spiagge sciupate dai suoi eventi, per fortuna tutti i partecipanti al Jova beach party potranno tramite lo stand tim piantare un fiore nel Jovaverso….

Concludiamo con un mercato che esploderà visto la quantità di utenti….

Sesso digitale: un italiano su tre è già pronto per il metaverso

Questo tzunami di tecnologia farà aumentare ancora di più il divario informatico tra genitori e figli, noi dobbiamo restare concentrati sul web classico e ricordarci che non è un posto sicuro!
Parliamo con genitori di bambini di 9/12 anni con telefoni propri con sim intestate al genitore, senza parental control sul dispositivo, con connessioni non protette e/o lasciati soli alle consolle in giochi che hanno chat oppure cuffie e microfono….
Genitori di ragazzini che non riescono a staccare la rete al figlio quando è sera, alcuni che dormono col dispositivo sotto il cuscino, ed abbiamo spiegato molte volte che il telefono è un router e non va tenuto sotto il cuscino…
A nostro avviso siamo lontani da una consapevolezza tecnologica genitoriale.

Il Metaverso spiegato da Francesc Donato

Il diritto del minore ad essere tutelato da immagini e video non adatti.

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Questo diritto troppo spesso negato è quello che ci ha spinto a creare questo progetto (sicurezzaminori.org).
Negli incontri con i genitori, con gli insegnanti o nei nostri articoli è sempre presente una vena triste/polemica riguardante la tutela da immagini e video non adatte ai minori.
Non dobbiamo pensare subito a materiale pornografico altro enorme problema già affrontato, e che potrebbe minare la concezione di sesso, sessualità e/o di amore che andranno a formarsi nel ragazzo, bensì a materiale che potrebbe sembrare innoquo, agli occhi di un genitore non consapevole o addirittura goliardico o ironico.
Abbiamo fatto un articolo che mostra le similitudini tra il reato di abbandono di minore e l’abbandono di un minore nel web. LINK ARTICOLO
Come qualcuno saprà è la persona o la società che pubblica il video su Youtube che ha la possibilità di impostare l’età a cui sarà accessibile il video.
Perciò come spiegato già infinite volte: non è possibile acconsentire al trattamento dei dati personali prima dell’età di 14 anni in Italia senza un parental control correttamente configurato, prima di questa età non è possibile avere una mail, senza mail non si puo’ inizializzare nè un cellulare nè iscriversi a nessun servizio social o di messaging.
La responsabilità civile della navigazione del minore è sempre del genitore.
Ci siamo imbattuti in un paradosso, ovvero moltissimi video su Youtube che insegnano come aggirare il blocco dell’età di Youtube. Curioso che queste piattaforme che salgono alle cronache per non definirsi editori e non pagare le tasse come editori ma poi effettuano censure come se fossero editori e con la loro tecnologia futuristica non riescono a monitorare che proprio sulla loro piattaforma vengono pubblicati video su come aggirare il blocco dell’età….e sotto questi video commenti e discussioni su altri modi e servizi terzi che si possono usare per aggirare questi blocchi.
Evidenziamo che le decine di servizi web che permettono di scaricare un video da Youtube sul proprio cellulare, lo fanno senza interessarsi dell’età di chi lo richiede.

Un ultimo esempio scelto per il concatenamento di video e personaggi coinvolti.
Vogliamo provare a dimostrare come sia facile per un ragazzo tramite, in questo caso, Youtube + Tik Tok, poter fare una ricerca tra i vari personaggi ed atterrare in posti non consoni.

Il nostro collegamento è Francesco Nozzolino + Rosario Muniz + Andrea Diprè.

Nozzolino tramite Tik Tok invita ad un evento i suoi followers in compagnia di Rosario Muniz

Qui possiamo vedere Rosario Muniz con Andrea Diprè

In fine uno dei tanti video di Andrea Diprè

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Finestra sul mondo del web: dal diritto alla privacy per adulti e bambini alla privacy e alla sicurezza informarica con Greenpass e Immuni

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Iniziamo con la privacy:

Durante i 12 anni della nostra attività, abbiamo potuto sincerarci che il diritto alla privacy non viene quasi mai percepito o reclamato.
Tutti i servizi che utilizziamo in forma gratuita possono esserlo solamente perché accettiamo di cedere informazioni personali, di nostra esclusiva proprietà, al gestore del servizio tramite la spunta in fondo a un’interminabile pagina di regole che spesso sono accettate senza essere lette. A volte queste regole si riferiscono all’uso dell’applicazione stessa come “quando e per quanto tempo la usiamo” o “cosa ci soffermiamo a leggere”. Altre volte acquisiscono informazioni come la nostra “posizione” o “con chi interagiamo “, informazioni chieste per migliorare il servizio. In entrambi i casi, questi dati sono spesso ceduti a terze società. 
Queste informazioni nel totale descrivono tutta la nostra vita. Soli, dietro ad un monitor o a un dispositivo, pensiamo, sbagliando, di poter fare qualsiasi ricerca in modo anonimo, soprattutto quelle che a volte ci vergogniamo anche a raccontare!  Questa profilazione, non dovrebbe essere tollerata. Non dovrebbe essere accettata dagli adulti, approdati al web in età avanzata con ‘capacità e libertà di scelta’ né dovrebbe essere accettata se non addirittura proibita per le nuove generazioni. Quello che ci domandiamo è: che libertà avrà un adulto nel 2030 che è stato targetizzato fin dall’età di 8 anni? Se noi adulti per primi cediamo ogni nostro dato non dando il giusto peso al diritto alla privacy come potranno i nostri figli avere una giusta visione dell’importanza di questo diritto se in più ci aggiungiamo l’esposizione a tutte le intelligenze artificiali che usano la scienza predittiva come mezzo per plagiare e modellare l’utente e il mercato del futuro?

Partendo dal diritto alla privacy vorremmo fare una riflessione su un argomento molto delicato e attuale come il greenpass.
 Quello che segue è un semplice ragionamento che ha l’intento di portare ad una riflessione più ampia che coinvolge privacy, sicurezza informatica e greenpass.

Da qualche mese è stato istituito un procedimento che si chiama greenpass che sarà attivo dal 1 Luglio 2021.
 Questa certificazione è stata strutturata nel rispetto della privacy per cui fra i dati sensibili sanitari non dovranno comparire informazioni come “guarigione”, “vaccinazione”, “tampone negativo”, dati che nessuno è tenuto a rilasciare.

La certificazione potrà essere cartacea o in forma digitale.

Quest’ultima modalità ha una maggiore sponsorizzazione perché di facile fruizione.  Ma ricordiamoci che tutto quello luccica non è oro!!! Per la gestione di questi dati infatti è stata scelta l’applicazione “Immuni” dopo che l’applicazione “Io” (applicazione governativa che detiene i dati bancari di chi ha usufruito del cashback) è stata bocciata dal garante della privacy per problemi riguardanti la sicurezza dei dati e di alcuni server esteri.

A parer nostro la scelta “alla meno peggio” è molto rischiosa. Non dovremmo dimenticarci che solo pochi mesi fa l’applicazione Immuni aveva dato molti problemi tanto da essere stata definita da molti un flop. E’ stata riscontrata una errata analisi dei contatti fra persone e l’impossibilità di dichiararsi positivi affinchè si potesse fare un’analisi dei contatti e questo nonostante sia Apple che Google abbiano fatto un importante aggiornamento software per riuscire a far dialogare fra loro i segnali bluetooth.

Dunque è stato deciso che questa applicazione diventerà l’App per avere un certificato digitale. Sono due le domande che le persone dovrebbero farsi: per avere un pass veloce a chi sto cedendo i miei dati sensibili sanitari? Cosa sto accettando per avere il certificato in forma digitale?

Non dimentichiamo che in più di un’occasione nel passato piattaforme e database hanno dimostrato di non essere sicuri ma anzi facilmente violabili. Basta leggere la notizia del furto dei dati sanitari completi (nome, cognome, P.Iva, stato vaccinale o no ecc…) dell’ordine nazionale degli psicologi.

https://www.cybersecitalia.it/vaccini-database-con-dati-di-74-milioni-di-italiani-in-vendita-a-5mila-dollari-il-caso/12064/

Inoltre molto probabilmente usando questa applicazione, si acconsente anche al tracciamento dei propri spostamenti e poco importerà se sarete in regola con il greenpass perché se il sistema Immuni vi segnalerà come contatto di un positivo (che sia vero o sia il risultato di un errore informatico) rischierete di finire in quarantena come specificato dall’istituto superiore di sanità:

https://www.iss.it/covid19-faq/-/asset_publisher/yJS4xO2fauqM/content/se-una-persona-vaccinata-con-una-o-due-dosi-viene-identificata-come-contatto-stretto-di-un-caso-positivo-bisogna-adottare-le-misure-previste-per-i-contatti-stretti-

E allora, libera scelta sempre, ma a seguito di queste riflessioni perché  se dovete recarvi ad un evento dove è necessario il greenpass non farselo stampare in farmacia invece di installare applicazioni con un non chiaro livello di sicurezza?

 

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Candeline ai metalli pesanti…c’è ferro, bario, silicio, calcio

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Ultimamente, anche se passato un anno dalle feste in compagnia, le torte di bambini e  adulti hanno sempre una coreografia pirotecnica che accompagna l’arrivo e che fa da cornice a foto e video.
Ma cosa ricade sulla torta? Cosa mangiano i bambini?
Un servizio di report analizza con un microscopio per nanoparticelle….

il giornale

Come possiamo vedere il servizio di report è del 2017 ma si continuano ancora a vendere come candeline da torta e vediamo come risponde uno dei venditori di amazon alle domande se sono sicure…?!

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Whatsapp interviene il Garante della Privacy.

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E’ notizia di oggi 14/1/2020:

“Il Garante ritiene che dai termini di servizio e dalla nuova informativa non sia possibile, per gli utenti, evincere quali siano le modifiche introdotte, né comprendere chiaramente quali trattamenti di dati saranno in concreto effettuati dal servizio di messaggistica dopo l’8 febbraio.”

Abbiamo ricevuto alcune mail dove genitori preoccupati per se e i propri figli ci chiedono cosa ne pensiamo riguardo alla ‘bufera’ della nuova policy di whatsapp.
Partiamo dicendo che al giorno d’oggi tutti ci fidiamo di società di servizi:

  • apple con Icloud, Trova il mio iphone
  • Google con gmail, Youtube, Drive, maps ecc)
  • Facebook con Whatsapp e Instagram
  • e tutte le App e i videogiochi ai quali ci logghiamo utilizzando le credenziali di uno dei servizi sopra citati senza investigare quali dati stiamo cedendo alle nuove app in installazione.

Per nostra esperienza diretta sul campo, alle persone non interessa la privacy, non interessa quali dati si trattengono i servizi gratuiti che usano, ma questa volta che il secondo uomo piu’ ricco del mondo fa un tweet molto lungo e pieno di informazioni (Use Signal) tutte le testate lo riprendono scrivendo tutto e il contrario di tutto.

Abbiamo ricevuto messaggi su whatsapp “Addio amici, da domani mi troverete qui….”
E’ vero, l’8 febbraio whatsapp aggiornerà la policy dell’applicazione e sarà un aggiornamento diverso tra Europa e resto del mondo.
Per quanto riguarda l’Italia e gli altri paesi dove vige il GDPR, il regolamento europeo per la protezione dei dati personali, una delle leggi sulla privacy più avanzate del mondo, non sono state fatte grandi modifiche riguardo alla privacy, ma lo stesso il Garante della Privacy è entrato nel mezzo.
Sono state cambiate solo alcune regole sulla sezione di WhatsApp per i negozianti e i servizi commerciali: dovrebbero consentire alle aziende di comunicare con i loro clienti tramite WhatsApp.

Perciò, invece di tirare un sospiro di sollievo e pensare di essersi fatti spaventare da informazioni ballerine, mettete un focus sulla privacy. Continuate pure a utilizzare whatsapp ma riflettete sull’importanza dei vostri dati, soprattutto quelli dei bambini.

Sappiamo di alcuni professori delle scuole medie che spingono gli studenti (minori di 14) nell’uso di whatsapp per le comunicazioni scolastiche studenti/professori. La motivazione dietro questa scelta sta nell’immediatezza del passaggio di informazioni ma ciò non toglie che stiano violando le regole di privacy e tutela dei minori. Sensibili all’argomento stiamo organizzando delle diffide al fine di avvertire le dirigenze scolastiche che dovrebbero avere un maggiore interesse e solerzia a far rispettare le leggi senza che alcuni genitori attenti si debbano trovare nella brutta situazione di combattere per tutelare e ottenere la cura dei propri figli che in tutta questa storia diventano degli emarginati.

E tutto questo succede sapendo che gli insegnanti hanno un mezzo più che idoneo per comunicare con gli studenti…Classroom!

Per cui invitiamo i dirigenti e i professori a ripassare la legge sulla possibilità di acconsentire al trattamento dei dati per i minori di 14 anni.

Whatsapp non puo’ essere installato prima dei 14 anni se non su un dispositivo provvisto di parental control e con il consenso dei genitori.

Vi alleghiamo 2 articoli che consigliamo di leggere sulla questione signal-whatsapp che condividiamo.

https://www.ilpost.it/2021/01/12/whatsapp-privacy-facebook/

https://www.ilpost.it/2021/01/13/signal-app-messaggistica/

Tutti sanno tutto. La profilazione dei minori.

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La profilazione è una cosa seria.
La profilazione è quella pratica che tutte le società di servizi utilizzano nei confronti del cliente finale.

Avviene quando si compra un’auto, quando si accetta di sottoscrivere una carta fedeltà e sopratutto per accedere ai servizi web.
Con l’arrivo dei social network si è fatta più subdola: con una spunta al momento dell’installazione dell’app, accettiamo di cedere praticamente tutti i dati che inseriamo all’interno dell’app stessa e a volte anche quelli che non inseriamo, come ad esempio i siti visitati.
L’esempio che facciamo è sempre lo stesso e riguarda un utente medio di facebook con il profilo di base ovvero PUBBLICO.
Chiameremo questo utente Caterina.
Caterina ha 16 anni (ma potrebbe avere qualsiasi età) ha un profilo pubblico su Facebook quindi è ricercabile da qualsiasi persona in ogni parte del mondo, tutti possono sapere quali libri le piacciono, quali film, a quali giochi è affezionata, possono vedere i suoi familiari, nel caso in cui lei li avesse segnalati come tali, possono vedere foto, video, amici, sapere dove è andata in vacanza l’estate scorsa e quale commento ha scritto sotto a quel post che ha condiviso, dove va in palestra, magari anche quando e chi più ne ha più ne metta…

La prima domanda è: Caterina darebbe questa mole di informazioni ad uno sconosciuto per strada o ad un ragazzo appena conosciuto alla fermata del tram?
Perché Caterina sta facendo questo: mette queste informazioni a disposizione di tutti.

Questi sono gli anni del dossieraggio fai da te, ovvero di persone che passano le serate sui profili di conoscenti per vedere cosa pubblicano, senza partecipare, senza che la persona visitata ne sia a conoscenza. Pensiamo agli anni 80/90 ad esempio, per conoscere un ragazzo o una ragazza di un’altra classe dovevamo darci da fare, mentre adesso tutti hanno la possibilità di vedere tutto di tutti. Per questo è importante impostare nelle applicazioni social (Facebook, Instagram, Tiktok ecc) o di messaging (Whatsapp, Telegram, Snapchat ecc) delle politiche adeguate (chi può accedere ai miei dati: solo io, solo amici, amici di amici, tutti).
Facciamo un esempio non poi così estremo:

Marco ha per giorni frugato nel profilo Facebook di Caterina acquisendo molte informazioni. Un giorno, fuori da scuola, riesce ad attaccare discorso con lei e le parla del suo film preferito che per coincidenza è anche quello di Caterina e poi le coincidenze si susseguono: un libro in comune e, pensate un po’, adorano entrambi la cantante Elisa! Caterina percepisce un feeling incredibile. Questo si chiama social hacking, ingegneria sociale.
Per fortuna Marco è un coetaneo, timido, che ha usato il social hacking solo per conoscere Caterina, ma … il resto del mondo? Tutte le persone che potrebbero fare lo stesso online? Tutte le persone che potrebbero fingersi un sedicenne ed avere lo stesso ascendente su Caterina?
Speriamo che questo esercizio mentale vi faccia riflettere.
Questo articolo parla di privacy, di un diritto dimenticato, di una percezione persa in cambio di servizi gratuiti e, soprattutto, di una legge inadeguata che ha abbassato a 14 anni in Italia l’età per acconsentire la cessione di questi dati.

In futuro avremo adulti che hanno ceduto i propri dati a 14 anni, se non prima con il consenso dei genitori, e che saranno profilati per tutta la vita.
Chissà, magari un giorno la società che vorrà assumerli prima obbligherà il candidato a dare l’amicizia al capo del personale. Immaginiamo: “Sig. Rossi, vediamo da una foto scattata due anni fa ad Ibiza, lei che balla sui tavoli in stato di alterazione. Aveva bevuto? Aveva assunto sostanze? È tuttora solito a simili comportamenti? Sig. Rossi, perché ha messo il like a questo post politico? Ne condivide la linea politica o altro? Gli esempi potrebbero essere infiniti.

La soglia dei 14 anni non è piaciuta del tutto al Garante per la privacy, che avrebbe preferito mantenere il limite dei 16 anni fissato dal Gdpr. Le perplessità del Garante si fondano sul fatto che risulta alquanto incoerente il fatto di chiedere, ad esempio, il consenso dei genitori per iscrivere un 15enne in palestra mentre si lascia un 14enne libero di fare ciò che vuole nell’universo ben più complicato di Internet. Tuttavia, nell’accettare la decisione del legislatore, l’Autorità ha chiesto che l’abbassamento dell’età sia accompagnato «da programmi formativi specifici, rivolti a minorenni, che ne assicurino una sufficiente consapevolezza digitale».

Dove siano questi programmi non lo sappiamo. Abbiamo assistito a incontri nelle scuole o in Regione Toscana con la Polizia postale e nessuno, a nostro avviso, forniva nozioni utili né ai genitori né ai ragazzi.

Dobbiamo sensibilizzare i genitori, gli zii e i nonni!!!
Non è difficile installare un parental control. Non sarà fatto di nascosto, ma il ragazzo sarà avvertito.

Non nascondiamoci dietro al fatto che il compagno di banco ha il cellulare senza parental control e “..tanto potrebbero navigare con quello”. Pensate che vostro figlio, nipote da grande saprà che avete fatto il possibile per proteggerlo.
Non nascondiamoci dietro la falsa sicurezza di “Sono più tranquillo se ha un cellulare per chiamarmi se succede qualcosa” ma cosa deve succedere a 12 anni?
Non nascondiamoci dietro il “Ce l’hanno tutti e verrà emarginato”, perché se la dimensione sociale deve essere solo digitale allora che lo sia!!!
Sta a noi adulti proporre alternative: consolle portatili al posto di telefonini o tablet con parental control in casa con wifi. Ma non da soli con il web in mano non filtrato.

Cosa fareste se le prime immagini pornografiche, che oggi possono anche essere allucinantemente violente, provenissero dal bambino del banco di fronte a quelle di vostro figlio/nipote? Succederà questo.
Alcuni padri mentre parliamo fanno il paragone con la loro gioventù, ma viene da ridere…non possiamo paragonare un giornalino porno rubato ad uno zio con quello con cui potrebbero venire a contatto oggi con il web.
Ma non è solo il porno, anche i siti che collezionano esecuzioni in ambienti di guerra, immagini e video pedopornografici: basta citare “The shoa party” che è stato nelle nostre cronache.

vedi anche la legge è uguale per tutti

regolamento del garante della privacy

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The Social Dilemma – Da vedere –

Categories socialePosted on

Il 9 settembre 2020 esce in italia sulla piattaforma Netflix il documentario The social dilemma. Per gli abbonati netflix a questo indirizzo.
Abbiamo già letto decine di impressioni e giudizi sul filmato e vogliamo aggiungere la nostra.

Abbiamo già letto decine di impressioni e giudizi sul filmato e vogliamo aggiungere la nostra.

Trovandoci quotidianamente faccia a faccia con persone parzialmente o completamente digiune di consapevolezza informatica, crediamo che questo documentario sia essenziale per capire lo stadio avanzato raggiunto da queste piattaforme.
Ipotizzando che un 25% del raccontato sia stato romanzato o impoverito di concetti tecnici per semplificarne la fruizione popolare, siamo felici che certi argomenti siano toccati da piattaforme considerate mainstream dall’ascoltatore e che, come vedrete poi, fanno parte dello stesso gioco.

Sono intervistati ingegneri informatici e manager delle più grandi piattaforme mondiali come Youtube, Twitter, Facebook, tutti licenziatisi per motivi etici.

 

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Mascherine obbligatorie a Settembre. Gli studi dimostrano i rischi

Categories I genitori devono sapere, socialePosted on

SICUREZZAMINORI

Forma ed informa

Chi ci segue lo sa, noi cerchiamo di formare/informare i genitori e gli addetti ai lavori che si interfacciano con minori, per tutto quello che riguarda l’aspetto informatico, dei pericoli del web, diamo suggerimenti legali su come affrontare difficoltà inerenti a problemi con minori e la rete ecc.

Ma siccome siamo SICUREZZAMINORI dobbiamo tenere gli occhi aperti anche su pericoli che non sono digitali ma reali e per giunta resi obbligatori di legge.

Non sembra che i minori siano stati tutelati durante questa pandemia.
Sono passati da immuni ad untori e adesso vogliono proteggerli a settembre al rientro a scuola con mascherine, distanziamento sociale e pranzo a sacco.

Vogliamo proporre un video del canale byoblu e pubblicizzare un Webinar che attualmente risulta esaurito, ma sarà un appunto per seguire l’evento ed un eventuale messa online dell’evento on demand.

Per coloro che si sono informati e fossero contrari alla decisione presa delle mascherine obbligatorie nei centri estivi è in corso questa petizione che vi proponiamo qua sotto.

Il Coordinamento Internazionale Associazioni per la Tutela dei Diritti dei Minori contesta il parere favorevole dei pediatri sulle mascherine a scuola:

Nessuna base scientifica